Mi ha scosso. Sono uscito dalla sala provando ad analizzare la tempesta emotiva che mi aveva provocato Siccità, il nuovo film di Paolo Virzì presentato fuori concorso alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Un film corale ambientato in uno scenario possibile e verosimile di una Roma moderna che non vede una goccia di pioggia da più di tre anni, con il Tevere totalmente prosciugato. Acqua razionata per tutti, anche se i ricchi non patiscono le restrizioni, mentre giù nella scala sociale si scatena la classica guerra dei poveri. Siccità è un film triste, malinconico, dove si vive in una realtà devastata, dove non c’è acqua e l’aridità non è solo del terreno, ma anche interiore. Senza acqua c’è sofferenza. Non si può vivere senza, è il bene primario a cui non si deve rinunciare. Lo scenario è desertico di giorno e cupo di notte. A legare i vari personaggi che intrecciano le loro storie sfiorandosi soltanto è una Roma invasa dalle blatte, che ormai sono diventate compagne di una normale convivenza. All’interno di un quadro deprimente si sviluppa anche un’epidemia dalle cause sconosciute. si muovono dieci personaggi – quelli più importanti – estremamente differenti tra loro, ma accomunati da una condizione morale ed emozionale di perdita. Il crollo emotivo in un momento delicato della storia e della propria vita. La disperazione spietata e logorante che Virzì esamina scrivendo un dramma dolce, sceneggiandolo insieme ad altri tre giganti del cinema italiano come Francesca Archibugi, Paolo Giordano e Francesco Piccolo.
Alcuni personaggi svettano e segnano. Straordinario Valerio Mastandrea con tutti i tormenti di uomo fallito e padre disperato. Tommaso Ragno in questa metamorfosi fisica di belloccio e fisicato over 50 che vive dei fasti del passato e si rifugia da boomer nei social cercando pubblica approvazione. Silvio Orlando che è un uomo mite ma da un passato che lo ha letteralmente logorato. Claudia Pandolfi che interpreta una dottoressa bravissima nel suo lavoro ma assente emotivamente nella sua vita privata. Max Tortora barbone con ancora il sogno di riprendersi la sua vecchia vita. Elena Lietti che vive i tormenti di moglie e mamma frustrata che si aggrappa al suo passato di liceale felice. Altri interpreti che danno al film grande forza sono Emanuela Fanelli, Monica Bellucci, Vinicio Marchionni e Sara Serraiocco raccontano altri personaggi intriganti. Punto debole del film è la scena affollata di tanti attori bravissimi che interpretano profili che andrebbero approfonditi ancora di più per la forza delle loro storie. Insomma un film da vedere lasciandosi trasportare dalle sensazioni.