Prisma è una serie tv intrigante che sa come catturare l’attenzione. Una sorta di sorella maggiore di Skam. Diversa sicuramente, meno intensa, ma più intima. Ludovico Bessegato e Alice Urciolo tornano a raccontare il mondo dei giovani e dopo Skam e lo hanno fatto con Prisma, una serie in otto puntate su Prime Video. Il mondo giovanile in evoluzione, con mille sfaccettature, mai fermo e sempre in movimento. Un’esplorazione di personaggi che dovranno confrontarsi con la propria identità cercando di capire chi sono veramente, per poi tentare di aprirsi e confrontarsi con gli altri. Non un racconto di tematiche solo adolescenziali, ma un caleidoscopio di caratteri umani in fieri che gli autori confermano di saper osservare e rappresentare.
Come schema di racconto rispetto a Skam cambia la fotografia ed il colore di fondo. Adesso c’è luce, molta luce. Forse per colpa del Prisma. Rimangono invece gli schemi narrativi con le grafiche delle chat di Instagram e Whatsapp, le stories, i post, i messaggi vocali e i video girati con gli smartphone. Una scelta saggia, per evidenziare quanto i giovani vivano con l’appendice dello smartphone incollato alle proprie mani. Un mondo terzo rispetto alla realtà contingente, ma ancora più reale. Un metaverso dove i sentimenti scorrono più fluidi. Prisma segue i rapporti e gli istinti tra i personaggi, con tutti i loro dubbi e le loro mille possibilità di scelte. Le paure, le ansie, le amicizie, l’apparire diversi all’esterno anche da se stessi.
Emblematica la scelta degli autori di selezionare un unico protagonista Mattia Carrano per interpretare i due gemelli Marco ed Andrea. Come se uno, nessuno e centomila di pirandelliana memoria fosse sempre attuale all’interno del racconto. Questo simbolicamente rappresentato dal fatto che i due protagonisti sono interpretati dallo stesso attore.