Carlo Ancelotti è tornato! Tornato al Real Madrid, chiamato per un’altra missione impossibile. Ristabilire equilibrio e gerarchie all’interno dei Blancos che stanno attraversando mille tempeste. Carletto torna in battaglia ed abbandona il suo buen retiro di Liverpool dov’era amato ed osannato dai tifosi dell’Everton per rimettersi in discussione a 62 anni. Alla faccia di chi lo dava per bollito. Il vice allenatore sarà suo figlio Davide. Florentino Perez crede nel figlio di Carletto che ha maturato esperienza e sa come gestire un gruppo formato da grandi campioni.
Carlo Ancelotti è un grandissimo allenatore, forse il migliore in assoluto. Ha alzato tre Champions League – più della Juventus in tutta la sua storia – ha vinto ovunque ed ha conquistato il campionato in Italia, Francia, Inghilterra e Germania. Gli manca la Spagna e chissà se questa non possa essere l’occasione giusta. Un grande in bocca al lupo ad Ancelotti che merita tutte le fortune perché oltre ad essere un grandissimo allenatore è anche una persona eccezionale.
Fatta questa premessa so per certo che molti tifosi del Napoli avranno un pensiero opposto al mio. Nulla quaestio, però secondo me ci sono molti preconcetti nel giudizio del popolo azzurro su Carlo Ancelotti. In un anno e mezzo sulla panchina del Napoli poteva fare di più? Forse. Poteva gestire in maniera migliore l’ammutinamento (caso più unico che raro nella storia del calcio)? Probabilmente. Ma la narrazione della sua vicenda napoletana è molto fallace, mancano tanti pezzi del puzzle omessi o nascosti e quindi mi limito a dire che doveva andare così. Spiace per Napoli che non ha saputo legare con un grandissimo professionista e spiace per Ancelotti che avrebbe potuto entrare ancora di più nel cuore di un popolo che però veniva da un amore viscerale e passionale con la precedente guida tecnica. Peccato solo che non sia stata capita la portata rivoluzionaria di un allenatore che senza i carrarmati ha saputo essere un grimaldello fastidioso e puntuale all’interno del palazzo. Dai cori razzisti, dalle pungolature pubbliche a Rizzoli, agli arbitri ed al sistema con dure prese di posizione contro la dittatura della Juve. Un leader calmo amatissimo dai suoi calciatori, poco Masaniello ma molto più sferzante.
Un amore che non è sbocciato nel cuore di tanti tifosi che però una volta che è andato via non hanno mai smesso di metterlo alla berlina. Un atteggiamento poco comprensibile soprattutto per un popolo generoso come quello napoletano che non ha saputo apprezzare la statura morale di un uomo che ha amato profondamente la nostra città. In bocca al lupo Carlè! Ed Hala Madrid!