La terza ed ultima stagione di Suburra sta andando in onda su Netflix e la saga di Spadino, Aureliano, Samurai e Cinaglia è ormai giunta alla sua conclusione. Suburra ha il merito di aver raccontato i rapporti turbolenti e malsani all’interno della Capitale, con i giochi di potere tra Mafia, Politica e Chiesa. La struttura narrativa è comunque accattivante però le ultime sei puntate non hanno mantenuto il livello della prima e seconda serie. Gli agguati, gli inseguimenti e le sparatorie ed i relativi regolamenti di conti sono aumentati in maniera esponenziale con uno spargimento di sangue senza uguali. Sembrava di assistere a Gomorra senza però la potenza narrativa che la serie ispirata dal libro di Saviano sa trasferire sullo schermo. Sparatorie, morti ammazzati e scarso intervento della polizia possono essere credibili quando si agisce in contesti criminali estremi e non nella città della Chiesa, della politica, delle Ambasciate e dei Servizi segreti.
La serie che ha diluito e sviluppato i temi del film Suburra del 2015 di Stefano Sollima (riuscitissimo e consigliatissimo con Pierfrancesco Favino ed un Claudio Amendola d’antologia) è ispirata a sua volta dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo. Ma le tre stagioni, con un totale di 24 puntate, sono troppe per raccontare gli intrecci e la rivalità tra Anacleti ed Adami. La terza stagione si trascina con espedienti di violenza gratuita che sminuiscono la storia. La conclusione di Suburra si perde in espedienti di sceneggiatura a mio avviso deboli e scontati.
Bene la descrizione invece di quella zona grigia in cui Chiesa, Politica e criminalità organizzata dialogano e stringono mani, accordi, alleanze. Se la prima stagione si concentra sul Vaticano, sull’acquisizione dei terreni di Ostia per la costruzione di un porto, la seconda sull’elezione del nuovo sindaco di Roma, Suburra 3 racconta la sete di potere di Aureliano e Spadino. Tra sparatorie, inseguimenti e eventi inaspettati, l’ultima stagione di Suburra riesce comunque a diventare un contenuto di Netflix ad altissima cliccabilità. Aumentano anche le quote rosa con Nadia e Angelica che sviluppano un’amicizia sincera e intensa che le porta a sostenersi a vicenda diventando due primedonne. Chi ha visto le prime due stagioni comunque seguirà le ultime sei puntate, ma le aspettative su un gran finale crollano. Si salva in ogni caso Alessandro Borghi che sa dare un’anima nera al suo personaggio spietato ma dai sentimenti forti.