
La vita davanti a sé su Netflix mi ha amareggiato. Una sensazione di inadeguatezza che mi ha accompagnato durante e dopo la visione del film e mi ha provocato una grande delusione. Adoro Sophia Loren e vederla impegnata in questa pellicola così scialba mi ha ferito. Spiace perché intorno a questa sua ultima prova davanti alla macchina da presa, dopo tanti anni di attesa, si erano create tantissime aspettative. Il regista è il figlio Edoardo Ponti ed evidentemente proprio per questo motivo non si è saputa sottrarre da questo impegno. Sophia veste i panni di Madame Rosa, un’anziana donna sopravvissuta all’Olocausto che ospita bambini figli di prostitute. Su insistente richiesta da parte del suo fidato medico, il dottor Cohen, Rosa ospita Momo, un turbolento bambino, orfano di origine senegalese. I due nonostante un inizio burrascoso riescono a legarsi attraverso un legame profondo nonostante le diffidenze iniziali.
La storia potrebbe anche colpire, ma il modo in cui è descritta non riesce a provocare empatia. Ci sono troppi buchi narrativi e di sceneggiatura. Se è vero che il libro da cui è tratto il film di Romain Gary – scritto con lo pseudonimo di Emile Ajar – è ambientato nelle banlieue di Parigi negli anni ’70, ma potrebbe considerarsi un racconto senza tempo e senza luogo, comunque non si riesce a capire perché lo si è voluto modernizzare e soprattutto portare a Bari. I protagonisti Madame Rosà ed il dottor Cohen (interpretati da Sophia Loren e Renato Carpentieri) parlano napoletano. Lo spacciatore che circuisce il giovane Momo (interpretato da Massimiliano Rossi) parla con spiccato accento partenopeo. A quel punto una volta formato questo cast di grande qualità tanto vale ambientare il racconto all’ombra del Vesuvio per dargli più credibilità.
Lo sviluppo è blando e perde forza anche la grande fragilità che la Loren sa conferire al suo personaggio. Bella però la fotografia ed anche la regia è matura. Però non c’è la forza del racconto che scorre via senza il giusto pathos. Nonostante tutti questi limiti però devo sottolineare che è stato bello rivedere Sophia Loren in un film, nella speranza che ad 86 anni le sia tornata la voglia di rimettersi in gioco e tornare a frequentare i set cinematografici. Abbiamo ancora bisogno di lei ed ammirarla in tutta la sua ragguardevole bellezza e straordinaria bravura.