The Queen’s Gambit Anya Taylor-Joy è Beth Harmon

La regina degli scacchi è la serie del momento. Se non l’hai vista vieni considerato uno sfigato. In poche settimane è balzata al primo posto nei contenuti più cliccati di Netflix. Se tutti ne parlano un motivo ci sarà. Un motivo molto semplice. Sette puntate da vivere tutte d’un fiato. Una sceneggiatura avvincente ed una storia anomala e coinvolgente. Bravissima la protagonista Anya Taylor-Joy. Il fascino de La Regina degli Scacchi non sta solo nella storia, nelle ambientazioni e nei costumi. Si respirano gli anni 50 e 60 in un’America più che puritana. La cortina di ferro e la separazione del mondo occidentale con la grande rivalità con il mondo sovietico comunista è descritta con un particolare punto di vista. Mosca diventa una sorta di punto d’arrivo. A colpire soprattutto la splendida interpretazione della protagonista, Anya Taylor-Joy, che riesce a rendere il suo personaggio al contempo algido e sensuale, fragile e determinato, enigmatico e potente.

La Regina degli Scacchi può piacere anche a chi il gioco della scacchiera lo conosce bene per davvero. La serie tv ha ricevuto apprezzamenti anche dai giocatori più esperti. Garry Kasparov, campione di scacchi, e Bruce Pandolfini, allenatore di scacchisti tra i più quotati, sono stati ingaggiati come consulenti e hanno coreografato ogni partita. La trama, senza rischio spoiler, è semplice. Si tratta di una storia di formazione della giovane Beth che dal suo orfanotrofio nel Kentucky riesce a fare tanta strada diventando una campionessa eccezionale di scacchi: la Regina degli Scacchi appunto. Beth si impone in un mondo prettamente maschile, ma il successo non basta a liberarla dai suoi demoni. La paura, la solitudine, l’insicurezza e le tendenze autodistruttive. La genialità e la follia che vanno a braccetto. La dipendenza e i demoni che affollano la mente della giovane Harmon che mostrando i muscoli riesce a dare un senso alla sua vita attraverso un processo potente di autodeterminazione.

La Regina di Scacchi è tratta dal romanzo The Queen’s Gambit di Walter Tevis, edito in Italia da Minimum Fax. Beth non è mai esistita nella realtà, ma qualcosa di vero però c’è ed è più che altro da cercarsi nella biografia dello scrittore. Solo accenni autobiografici ed al centro della storia la figura femminile che potrebbe essere la sorella dell’autore. Al centro della storia c’è la competizione di una giovane donna che cresce e trova il suo posto nel mondo, nonostante le premesse non fossero le migliori. Tutto merito di un gioco imparato quasi per caso, un gioco considerato prettamente maschile. La passione per la scacchiera nata per merito dell’inserviente dell’orfanotrofio in cui è rinchiusa, Mr Shaibel, che le insegna a giocare, intuendo il potenziale della piccolina. La mente brillante e geniale di Beth che prende forza attraverso una determinazione sfrenata che la porta ad allenare fino allo sfinimento il suo incredibile talento.

La forza di questa miniserie sta nella solidità della sceneggiatura, nella cura minuziosa delle ricostruzioni storiche e dei costumi, ma anche e soprattutto nella bravura dell’attrice Anya Taylor-Joy che riesce a trasferire al suo personaggio un magnetismo incredibile. Netflix ha fatto centro e le discussioni e l’attenzione che ha fagocitato su di se questa serie sono più che meritate. Peccato che non ci sarà una seconda serie, ma è anche giusto così visto che il racconto è tratto dal libro di Tevis e che un continuo potrebbe solo far perdere fascino ad un personaggio così riuscito.