Un anno senza Luciano De Crescenzo. Manca, e non poco. De Crescenzo ha da sempre incarnato il mio intellettuale di riferimento. I primi libri letti tutti d’un fiato durante la mia adolescenza erano i suoi. Così parlò Bellavista, Oi Dialogoi, La Napoli di Bellavista, Elena Elena Amore Mio me li sono divorati. Ero giovane e mi subito appassionai al suo modo di raccontare le storie. Semplificava. Luciano De Crescenzo trovava una chiave di lettura unica e decriptata di quello che ai miei occhi era difficile e complicato. Rendeva tutto più facile e svelava la realtà con grande immediatezza.

Era ingegnere all’IBM. Ingegnere, Ibm, posto fisso. Nell’immaginario collettivo aveva tutto quello che l’uomo moderno poteva desiderare. Ed invece lasciò tutto per l’arte alla fine degli anni 70. Aveva una passione per la scrittura. Il suo Così Parlò Bellavista divenne un best seller mondiale. Maurizio Costanzo lo prese sotto la sua ala protettiva e gli diede quella visibilità che lo ha reso un personaggio autorevole ed influente.

Era un vero e proprio divulgatore scientifico e lo faceva con i mezzi più moderni. Spiegava la filosofia e l’evoluzione del pensiero attraverso i suoi libri, le apparizioni in tv ed i suoi film. Aveva sempre il sorriso sulle labbra e quando parlava lo faceva con quel classico modo affabulatore tipico napoletano. Napoli era sempre presente in tutte le sue sfaccettature.

La filosofia classica e l’epica non avevano segreti per lui. La trasformava in storie e favolette di facile comprensione facendo la mia e la felicità di tanti studenti. Così grazie a De Crescenzo capendo la struttura nuda e cruda dei vari poemi e afferrando i vari intrecci, anche amorosi, imparai ad apprezzare anche all’Università i classici.

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Nei suoi film coniugava il pensiero e la filosofia napoletana con quella dei grandi pensatori. Sono diventato epicureo dopo aver compreso fino in fondo i suoi insegnamenti già presenti nel film Così Parlò Bellavista, che conosco a memoria in ogni battuta. Accontentarsi di poco e subito, non ricercare una felicità più grande ed impossibile da raggiungere attraverso sommi sacrifici, ma afferrare il poco, ma subito. Il segreto è semplice, basta tenere a mente gli ammonimenti del sommo poeta Orazio  “Quam minimum credula postero” (“confidando il meno possibile nel domani”).

 

Altra perla di saggezza che ho sempre cercato di tenere a mente Luciano De Crescenzo lo dispensa in 32 Dicembre. Il ragionamento su come vivere il nostro tempo mi ha sempre colpito. Il suo monito a vivere in larghezza e non in lunghezza il nostro percorso dovrebbe essere presente nella testa di ognuno, quando invece ci accontentiamo troppo spesso di vivere un’esistenza imbevuta di una grigia monotonia.

 

Per questo dico che Luciano De Crescenzo ci manca. Ci manca la sua saggezza ed il suo modo di stemperare e sdrammatizzare le situazioni. Il suo sorriso e le sue prese in giro. Ma il suo ricordo potrà comunque essere d’insegnamento e ci renderà anche migliori. Soprattutto alle nuove generazioni che dovrebbero averlo come influencer. Lui che era un influencer ante litteram.

Noi uomini d’amore lo vogliamo ricordare anche con questa bella intervista che ha realizzato Fanpage dove si mette a nudo e si racconta, con il peso degli anni e di una vita vissuta al massimo.