Peccato che questo coronavirus abbia fatto rimandare le Olimpiadi di Tokyo 2020. Qui in Italia eravamo, anzi eravate, pronti in tantissimi a portare medaglie a casa. Da quando hanno chiuso tutto la voglia di sport è all’improvviso aumentata in modo esponenziale. Tutti sportivi e tutti ingegnosi nel praticare attività fisica anche tra le quattro mura di casa pur di rimanere in forma. E mentre diventavate chef e cucinavate l’inverosimile vi stavate preparando anche alle Olimpiadi. Per questo siamo un popolo fantastico.

Video-lezioni, tutorial su internet, rulli e personal improvvisati pur di dimostrare che la quarantena vi fa un baffo e che i muscoli sono tonici lo stesso. Un training pazzesco con foto e video pubblicati sui social. Per i fanatici della forma fisica non poter andare a fare sport è stata una tragedia. C’era grande voglia di running, walking, pedalate e chi più ne ha più ne metta. Così si è provato a fare le pulci ad ogni Dpcm ed ogni ordinanza regionale o comunale pur di entrare in una falla del sistema e tornare ad allenarsi all’aperto. Molti hanno desistito, mentre i più temerari hanno sfidato la legge nonostante i divieti. Vi immaginavo in canotta e pantaloncini con il vigile che vi rincorreva costringendolo a fare running trasgredendo a sua volta la legge. Una sorta di magico sadismo.

Fare sport in quarantena è un’idea che mi ha solo sfiorato – lo ammetto – ci ho provato ma l’ho fatto solo perché la mia cervicale reclamava un po’ di stretching prima di bloccarsi del tutto. Però ho ammirato tantissimo i fanatici dello sport a tutti i costi, ho invidiato molto la vostra dedizione e trasporto alla causa.

Fare sport è importante, ma ho notato che in Italia vale solo a livello amatoriale. Ad oggi è molto più facile allenarsi per i comuni mortali che per quelli che ci campano con lo sport. Una sorta di controsenso che però è interessante analizzare. Ad esempio ci si preoccupa del fatto che i nostri amati e controllatissimi calciatori possano infettarsi e prendere il virus, mentre ci lasciano correre in piena libertà ed esposti ad ogni rischio per strada, nei mezzi pubblici ed al lavoro. Ma d’altronde noi ci stiamo preparando per le Olimpiadi, mentre i calciatori ad andare a Tokyo non ci pensano nemmeno.