Il tempo libero è tanto lo so. Poi De Luca ci ha sfidato, ha detto che dovevamo imparare a fare le pastiere. Ma qualcuno già prima dell’ammonimento del governatore stava provando a cimentarsi in una delle arti più difficili: la pasticceria.

Da soli o in compagnia in tempi di quarantena ci siamo riscoperti pasticcieri. Farina, uova e zucchero sono la nostra base. Poi da lì tutte le varianti possibili ed immaginabili sul tema. Mani in pasta e forno acceso. Imparare a fare il pasticcere ai tempi del covid19 è diventata quasi una necessità soprattutto in Campania dove tutti i laboratori sono chiusi per ordinanza.

La pasticceria è diversa dalla cucina. Meno improvvisazione e più rigore. Il pasticciere è un chimico e tutto quello che propone è vincolato. Ingredienti, quantità, proporzioni e temperatura del forno. Poco spazio alla creatività, molto rispetto della ricetta e dei manuali.

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Il primo esperimento utile in tempi di coronavirus è stata la zeppola di San Giuseppe fritta o al forno non fa differenza. Il 19 marzo qui difficilmente si resiste e la zeppola non è un dolce ma una devozione. Ci abbiamo provato ed alcuni risultati erano anche buoni. Poi le torte da colazione, i ciambelloni, i biscotti, qualcuno più ardito ha provato anche con i cornetti. Ci siamo riscoperti pasticceri proprio perché non abbiamo saputo resistere alla tentazione del dolce.

Quando tutto sarà finito e  potremo finalmente tornare in pasticceria per noi sarà stupendo. Ammireremo la vetrina e lo faremo con un occhio diverso. Da quasi colleghi, guarderemo, studieremo e penseremo che avremmo potuto farli uguali quei bellissimi e coloratissimi dolci.