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L’Italia è un paese bellissimo, diverso e verticale. Uno di Sondrio è diverso da uno di Enna. Le nostre diversità sono anche la nostra forza. Il Nord è diverso dal Sud anche se l’emigrazione verso l’alto ha notevolmente appiattito le differenze più sostanziali, ma qualcosa è rimasto. E non è detto che sia un male. Essere diversi ma uniti rappresenta un grande arricchimento. Siamo tutti italiani – questa frase è pregna di qualunquismo lo so – e supereremo questa emergenza sanitaria. Poco la volta, senza fretta, con il tempo che ci vuole, ma la supereremo.

Fatta questa doverosa premessa però bisogna anche dire che il virus ha colpito il paese in maniera diversa. Siamo in casa da più di quaranta giorni ed i sacrifici che il Governo ci ha chiesto sono enormi e rispettati. Però la Lombardia è diversa dal Molise. tanto per fare un esempio. Ogni giorno alle 18 ascoltiamo il bollettino della Protezione Civile e pendiamo dalle labbra di Angelo Borrelli sperando sempre in qualche lieta novella.

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In Lombardia ci sono la metà dei contagi in Italia, la curva lì non scende e la maggior parte dei nuovi positivi sono sempre in quelle zone. Anche i decessi sono terribilmente concentrati in quell’area geografica. Le misure restrittive stanno dando i loro frutti e possiamo dire che in alcune parti della nostra Nazione si è riusciti a non far scoppiare l’epidemia. Con grande sforzo dei cittadini il coronavirus è stato contenuto. Purtroppo non dappertutto e questo apre a delle riflessioni.

La quarantena pesa, comporta dei sacrifici enormi ed inoltre il futuro all’orizzonte è cupo. Non voglio parlare dei rischi di contagio che comunque provocano ansia ed apprensione. Non voglio neanche soffermarmi sul fatto che l’economia del Paese è ferma e che quindi una lenta ripartenza sarebbe auspicabile. La fase 2 la stanno rimandando sempre di più. Ma credo che il Governo debba avere il coraggio di dividere l’Italia e farla ripartire a tappe, a zone, ma soprattutto secondo i parametri che il coronavirus ci evidenzia. Chi per fortuna o per bravura è riuscito a limitare i casi dei contagi deve avere il diritto a ripartire prima. 

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Basta guardare i dati e la mappa del contagio per capire chi deve partire prima. Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e forse anche Veneto devono aspettare qualche giorno in più, ma non vedo perché regioni virtuose o anche solo fortunate non debbano cominciare a vedere la luce fuori a questo tunnel interminabile. Con le norme dettate dagli esperti, dai virologi, da un team che ci indichi la strada. Ma chi può deve rialzarsi. Gli altri lo faranno dopo con i tempi dettati dalla scienza, quando la curva epidemiologica sarà rassicurante. La fase2  prima a chi lo ha meritato. Gli altri aspettano. E magari il Sud una volta tanto può essere protagonista e l’occasione di riscatto per l’Italia. La vera locomotiva dell’economia dopo questo tzunami che abbiamo dovuto affrontare.