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Sorrentino qui ha esagerato. The New Pope è contemporaneamente summa e compendio di tutta la sua arte. Estremizzata. I tempi dilatati di una serie tv esaltano il bizantinismo del regista napoletano. Sorrentino divide a prescindere, o lo ami o lo odi. La struttura della narrazione è flebile – abbiamo visto in anteprima le prime due puntate – con tre papi in due puntate ed il cardinal Voiello – un Silvio Orlando sempre in forma – che perde parte del suo fascino diabolico e machiavellico.

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La Chiesa sembra ormai priva di qualsiasi forma di spiritualità o di fede. Il Vaticano visto come holding e ricettacolo di peccati, dalla pedofilia al riciclaggio passando dalla conclamata omosessualità di tanti dei protagonisti compresi cardinali eccellenti. Giochi di potere e trame di potere. Un elezione di un papa mentre Jude Law è in coma e con tre trapianti di cuore sul groppone. Nella sublime narrazione barocca di queste prime due puntate si descrive un interregno più breve di quello del vero Giovanni Paolo I con Papa Francesco II, che ha molti richiami a Papa Francesco the original, ma che fa una brutta fine morendo di infarto tra mille sospetti. Un papato brevissimo con il pontefice ridotto quasi a macchietta. C’è la carità cristiana ed il francescanesimo inteso come mano tesa ai poveri e privazione dalle ricchezze, ma senza costrutto e senza struttura. The New Pope – interpretato da un geniale John Malkovich – è una figura che vira verso tratti eccentrici più tipici di un Jep Gambardella che di un cardinale che vive in un suo strano isolazionismo in attesa della decisione di accettare o meno di salire al soglio pontificio.

The New Pope è un dandy che veste improbabili completi sgargianti con quell’altezzosa albagia da nobile inglese, ma che dà vita a sublimi conversazioni al limite del nonsense. Il botta e risposta che il papa in fieri Cardinal John Brannox ha nei corridoi della sua tenuta inglese con il cardinale Voiello mi fa improvvisamente rivivere quei dialoghi che hanno reso la Grande Bellezza un capolavoro assoluto della nostra filmografia.

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Sorrentino parte forte in queste due prime puntate della serie prodotta dalla HBO, Sky Atlantic e Canal+, un piede che spinge al massimo sull’acceleratore portando una serie tv al limite, non cercando in modo paraculo la fruibilità del vasto pubblico, ma cercando di elevare al massimo la soglia di attenzione e di comprensione di una audience non abituata a decodificare personaggi e linguaggio cinematografico così estremizzato. In bocca al lupo Paolo, e come direbbe il Cardinale Sepe  – quello vero – tanto per rimanere in tema “C’a Maronn t’accumpagn!”