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La vita si contraddistingue da quello che ti accade, e tutto quello che ti accade può essere classificato in una razionale e precisa SCALA DI ROTTURE DI COGLIONI.

“La scala partiva dal sesto grado, ovvero tutto ciò che riguarda i doveri casalinghi. Giri per negozi, idraulici, affitti. Al settimo c’erano invece i centri commerciali, la banca, le poste, i laboratori di analisi, i dottori in generale con un’attenzione particolare ai dentisti, per finire con le cene di lavoro o con i parenti, che almeno grazie a Dio se ne stavano a Roma. L’ottavo grado vedeva in primis il parlare in pubblico, poi le pratiche burocratiche di lavoro, il teatro, riferire a questori o magistrati. Al nono i tabaccai chiusi, i bar senza l’Algida, incontrare qualcuno che gli attaccasse delle chiacchiere infinite, e soprattutto gli appostamenti con agenti che non si lavavano. Poi per ultimo c’era il decimo grado della scala. Il non plus ultra, la madre di tutte le rotture di coglioni: il caso sul groppone”.

Rocco Schiavone è il personaggio partorito dalla mente di Antonio Manzini che brillantemente prende vita nei suoi romanzi pubblicati da Sellerio. La RAI ha prodotto già tre serie con grande successo di ascolti ispirandosi ai suoi racconti ed ai suoi gialli. Rocco Schiavone ha una personalità affascinate, ha dei tormenti interiori che lo dilaniano e che Marco Giallini fa venire fuori quando interpreta questo ruolo. Scontroso, burbero, diretto, borderline. Un commissario che classifica le situazioni in base al fattore di rompimento di coglioni. Un uomo della polizia che frequenta malviventi e che vede i fantasmi. Fuma le canne e non riesce ad avere rapporti stabili con il sesso femminile dopo la perdita della moglie in circostanze tragiche.

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Lontano dalle convenzioni, insofferente alle regole, non viene però mai meno alla sua morale particolare. Un antieroe che da Trastevere è stato trasferito per punizione ad Aosta tra le montagne del profondo nord. Quasi sempre di cattivo umore, resta fedele al loden e alle Clark, tanto che non si contano quelle rovinate dal gelo.

Quasi sempre di cattivo umore Rocco Schiavone ha un modo di indagare particolare, anticonvenzionale e sempre al limite. Si muove in un terreno limaccioso, freddo, sempre grigio. In Val d’Aosta si vede è in una dimensione eterea, quasi come se fosse in una sorta di limbo dove espiare le sue colpe. Roma invece è uno scenario diverso, reale, dove sono rimasti i suoi problemi ed i suoi conti in sospeso. Rocco Schiavone rappresenta una scelta coraggiosa da parte di mamma Rai, un personaggio così sopra le righe te l’aspetti sulla tivvù a pagamento ed invece ha ragione di esistere anche su RaiDue e con ottimi ascolti.

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Sapeva infatti che le seccature o rotture di coglioni della vita, il vicequestore le aveva catalogate per gradi. Dal sesto in su. Nella sua personalissima scala di valori al sesto grado c’erano i bambini che urlano nei ristoranti, i bambini che urlano nelle piscine, i bambini che urlano nei negozi, in generale i bambini che urlano. Poi le telefonate che offrono impossibili contratti convenienza per luce-acqua-gas-cellulare, la coperta che scappa dal materasso e scopre i piedi in una fredda notte d’inverno e gli apericena. Al settimo grado c’erano i ristoranti lenti nel servizio, gli intenditori di vino e il collega che aveva mangiato aglio la sera prima. All’ottavo gli spettacoli che andassero oltre l’ora e un quarto, fare o ricevere regali, le macchinette dei videopoker e Radio Maria. Al nono grado c’era l’invito a un matrimonio, a un battesimo, a una comunione o anche semplicemente a una festa. I mariti che si lamentano delle mogli, le mogli che si lamentano dei mariti. E al decimo grado, sul podio più alto delle rotture di coglioni, il massimo che la vita bastarda gli poteva propinare per rovinargli le giornate, regnava sovrano il caso di omicidio sul groppone.“