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1994. Avevo vent’anni e sentivo che il mondo stava cambiando, avvertivo anche la sensazione che avrei potuto contribuire a quel cambiamento. Anno importante. Senna e Troisi ci lasciarono. Fu un duro colpo. Università, basket e giornalismo. Tre passioni da coltivare. E mentre lo facevo qualcosa cambiava in maniera irreversibile. Berlusconi vinse le elezioni.

1994. Fu una ventata di novità. Si stava spalancando un mondo tutto nuovo. La Prima Repubblica si era ormai sgretolata, addio a quella vecchia ottica del pentapartito e di un sistema che ormai non esisteva più a colpi di inchieste e corruzione. Berlusconi era il presidente del Milan ed editore di successo. Poi ci fu la sua svolta politica a colpi di marketing e spregiudicate alleanze. Il sistema stava cambiando, ci fecero credere che si votava come in America o in Francia. Bipolarismo. Non a livello psichiatrico ma politico. O lui o Occhetto. Forza Italia si alleò al Sud con Fini ed Alleanza Nazionale mentre al Nord venne a patti con la Lega di Bossi. Due cose incompatibili che però in un’ottica visionaria come quella del Cavaliere funzionavano andando a braccetto.

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1994. Come la nuova serie nata da un’idea di Stefano Accorsi, come si legge nei titoli. Alla sceneggiatura hanno contribuito anche Aldo Cazzullo, Marco Damilano e Filippo Facci. Me li immagino nella stessa stanza a scrivere i dialoghi e ricostruire lo scenario storico di quegli anni così particolari. Solo una sceneggiatura su Berlusconi poteva avere un appeal tale da metterli insieme.

Ho visto in anteprima le prime due puntate. La ricostruzione del decisivo scontro in tv tra Berlusconi ed Occhetto con Mentana come arbitro alla vigilia di quelle elezioni è eccezionale. Il dietro le quinte di quel duello tv con i tormenti di Leonardo Notte – il personaggio di fantasia interpretato da Accorsi – molto meno. Miriam Leone anche in questa serie è spettacolare, soprattutto nel secondo episodio, ma qui sono troppo di parte. Mi sono piaciute molto le ambientazioni e le ricostruzioni storiche, la narrazione che le tiene insieme molto meno. Lo spirito degli anni ’90 era trasbordante, da rivoluzione laica, c’era un’euforia particolare, una fiducia estrema verso il futuro. C’era la lira e ci sentivamo ricchi. Insomma anche se nella serie ci sono grossi buchi di sceneggiatura rituffarsi in quegli anni, in quella gioventù vissuta che adesso non c’è più è sempre affascinante.

1994 conclude un ciclo, la serie – la terza ed ultima della saga – iniziata con 1992 e l’epopea ruggente di Mani Pulite doveva obbligatoriamente chiudersi con la scalata a Capo del Governo di Berlusconi con la vittoria di quelle elezioni. Tre anni segnanti che ci hanno cambiato per sempre.

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