Franco Ricciardi è un artista che ha accompagnato un po’ tutta la mia vita. Il suo percorso è pop ed anche avvincente. Franco Ricciardi è della gente ed è stato sempre molto bravo a vivere dentro la realtà. Eravamo agli inizi degli anni ’90 a Napoli il fenomeno dei neomelodici era diventato incontrollabile. Abitava vicino casa mia e lo seguivo con piacere. A Miano, Secondigliano, Scampia era un mito! Un cantante che cantava la passione di un popolo che aveva bisogno dell’amore. Franco ha iniziato da Neomelodico ed era un esponente di punta di una musica superpop con nuances di trash. Non c’era il web ma le tantissime televisioni private che si cibavano di questa musica lo trattavano da fenomeno ed icona dell’epoca. La voce di Napoli che si esprimeva attraverso melodie che piacevano alla gente della strada. Lui Ciro Ricci, Luciano Caldore, Ida Rendano, Maria Nazionale, Lello D’Onofrio, Tommy Riccio e tanti altri.
Franco però a differenza di tanti colleghi ha saputo evolversi ed andare artisticamente dietro alle nuove tendenze. In più sfruttava la potenza della sua voce che sapeva graffiare. La musica si evolve e non trincerarsi dietro i consueti cliché aiuta a rinnovarsi e trovare nuovi terreni fertili. Il pubblico si ampia e ti apprezza di più. Prumesse è il manifesto di questo cambiamento. Un pezzone negli anni ’90 che nel 2014 è stato totalmente trasformato con sonorità stravolte e l’inserimento dirompente del rap di Enzo Dong che trasmette una forza incredibile sancendo il totale cambiamento dell’indirizzo della musica di Ricciardi, che assume anche una determinata rilevanza sociale.
La old version è stata adeguatamente sostituita da questo piccolo capolavoro:
Ma Franco Ricciardi è stato bravo anche a creare una fitta serie di collaborazioni. Il suo progetto musicale ha un senso. Canta l’amore, ma soprattutto il disagio sociale. Dipinge nei testi la realtà con forte impatto. Più realista del re. Non giudica ma racconta. Al di qua ed al di là della barricata. Esistono sentimenti, sentimenti forti. Il confine tra il giusto e lo sbagliato è sottilissimo. Esiste però la disperazione. Esiste un confine. Ma anche una realtà che ti porta a sbagliare. Spesso le sue canzoni diventano l’ideale accompagnamento a film che parlano di Napoli. Gomorra che racconta il dark side, il male e la criminalità di Napoli spesso e volentieri usano le sue melodie come soundtrack. E su quelle immagini le canzoni di Ricciardi ci stanno benissimo. Poi ci sono i Manetti Bros che pure raccontano Napoli da un punto di vista sui generis. Ed anche sul quel tipo di racconto denso di colori e quasi grottesco la musica di Franco ci sta benissimo.
In Madama Blu – che accompagna la quarta serie di Gomorra – si gioca sul doppio senso, neanche troppo velato della polizia che spesso vessa i più deboli. Ecco anche qui non c’è più il confine. Non c’è più il bene contro il male, ma c’è il grigio che fa sbagliare chi dovrebbe stare dalla parte dei giusti o chi sta dalla parte sbagliata forse non è così sbagliato.
Gomorra lo ha fatto apprezzare anche al Nord e gli ha fatto varcare i confini della nostra terra. Franco Ricciardi è quasi diventato mainstream grazie al suo essere autentico.
Però in Song ‘e Napule ha saputo regalarci una perla assoluta. Scritta insieme a Nelson ‘A Verità parla della disperazione di un uomo di camorra che è consapevole della sua fine e mentre sta per essere trucidato sembra quasi pentirsi della sua vita fatta di scelte cattive.
Insomma il patos della musica di Franco Ricciardi colpisce e merita di essere raccontato. Grazie alla sua colonna sonora ha vinto anche due David di Donatello – meritatissimi – sia per la musica di Song ‘e Napule che di Ammore e Malavita.