amica geniale

De L’Amica Geniale scrivono tutti, e forse proprio per questo non dovrei farlo anche io. Però la tentazione è forte anche perché sono un grande fan di Elena Ferrante ed un divoratore dei suoi libri. La serie appena trasmessa da RaiUno è stata adattata con un devoto rispetto del primo libro della tetralogia. Secondo me la produzione si è superata.

Solitamente gli attori che interpretano i personaggi tratti da un libro di successo che viene trasformato in film o fiction vengono scelti assecondando anche logiche opportunistiche, di appeal, di richiamo e di mercato. Qui invece è stato fatto un lavoro diverso. Saverio Costanzo è stato bravo a rispettare lo spirito del libro ed a scegliere attori che facessero uscire dal romanzo i personaggi in modo realistico. La produzione ha dato un volto ai protagonisti, ma lo ha fatto in modo credibile. Elena Greco è la Elena Greco del libro e Lina Cerullo è la Lina Cerullo descritta da Elena Ferrante. Sia nella versione baby che in quella adolescenziale. Questa cura nella scelta delle attrici protagoniste (tra 9000 ragazze presentatesi ai provini) ha dato una spinta incredibile alla serie che gli appassionati della tetralogia hanno subito adottato e pubblicizzato apponendone una sorta di sigillo di qualità.

amicageniale

Chi guarda L’Amica Geniale non si sente tradito. Lo spirito del libro è stato pienamente rispettato. Anzi la serie fa di più: dà vita al Rione che chi non ha vissuto negli anni Cinquanta a Napoli faceva fatica ad immaginare. Nel libro i tormenti di Lila e Lena sono tratteggiati in modo magistrale, si entra in empatia, si prova lo stesso disagio e lo stesso dolore delle due giovani protagoniste. Vorresti difenderle da questo mondo così crudele ma vieni poi travolto dall’ineluttabilità del loro destino. Elena Ferrante ti immerge in un mondo violento, ma reale. E con la stessa forza ci riesce anche Saverio Costanzo, ma lo fa a mio modo in maniera ancora più diretta. L’ambiente ostile solo descritto nel libro, nella fiction esce fuori con tutta la sua forza. In più l’uso del dialetto rafforza tutti i contrasti. Nel libro il dialetto è immaginato, sotteso mentre in tv esce fuori prepotentemente. Il dialetto de L’Amica Geniale perde quella musicalità tipica del napoletano, e diventa crudo assumendo la forma di violente scudisciate. Le volgarità non sono omesse ed escono anche dalla boccuccia di due bambine o di due adolescenti che si trovano a fronteggiare una realtà grigia e piena di ostacoli.  La forza prepotente del dialetto. L’Amica Geniale non avrebbe avuto lo stesso impatto se i dialoghi fossero stati scritti in italiano. E proprio per questo motivo mi piace che abbia avuto un così grande successo di pubblico. I sottotitoli erano necessari ed i sottotitoli ci sono anche nelle distribuzioni al di fuori dell’Italia. In Europa ed in giro per il mondo però sentiranno il Napoletano. Questa è una grande rivoluzione culturale e soprattutto la certificazione che il Napoletano è una lingua e come tale va trattata.