MARIO MEROLA

Ci sono cresciuto con Mario Merola! I suoi film hanno accompagnato la mia gioventù, mi appassionavano, la sua presenza sulla scena mi incuriosiva ed ero attratto dalla sua fortissima personalità. Però Mario Merola non ha avuto il giusto riconoscimento che meritava. Spesso veniva additato come personaggio trash, ingiustamente. Mario Merola rappresentava l’anima popolare e mistica della nostra città. Lontano dai cliché di una medioborghesia che lo ha sempre osteggiato ma molto vicino ai sentimenti popolari di una città che tra gli anni ’70 e gli anni ’80 viveva una sorta di decadentismo barocco.

Mario Merola aveva umili origini, un talento innato per il canto e la teatralità, frutto anche di un Dna intriso da cromosomi partenopei. Lo chiamavano il Re della Sceneggiata perché con lui un vecchio modo di rappresentare sul palco un teatro di retrobottega aveva preso nuova linfa elevandosi e prendendo una dignità nuova, anche se dileggiata dalle élite che gestivano gli spazi della rappresentazione artistica in Italia. Ma Mario Merola ha saputo entrare anche nelle case degli italiani grazie alla sua spontaneità ed al suo modo di fare. Era un personaggio chiacchierato e quindi anche per questo ancora più affascinante. Frequentava gli ambienti popolari, quelli arricchiti in maniera sospetta ma anche gli studi televisivi romani e milanesi di Rai e Fininvest. Eppure è sempre rimasto fedele a se stesso. Portava Napoli nel cuore, non si è mai dimenticato dei più deboli e questo gli faceva onore. E’ partito davvero dal basso, dal niente assoluto. Ha lavorato duramente come scaricatore di porto ma la sua ugola ed il suo canto sopraffino e ricco di umanità gli hanno cambiato la vita.

Viaggiava molto e portava la sua arte in giro per il mondo. Ovunque andasse c’era sempre una comunità di napoletani che lo acclamava come un eroe. L’eroe dei due mondi. «Viaggiare nel mondo è trovare sempre Napoli». Questa sua frase bellissima faceva capire il grande amore che nutriva verso la sua città e quello che rappresentava.

Come spesso succede molti lo giudicavano con aria snob dicendo che la sua rappresentazione di Napoli era fuori contesto, antica ed esageratamente sfacciata. Ma a me piaceva. Sia quando era ospite di Mara Venier su RaiUno e sia quando lo era da Concetta Mobili sulle reti regionali. Mario Merola era un grande e ci chiedevano di ignorarlo. Non lo ha fatto Bono Vox che durante un’esibizione a Sanremo scende dal palco va in platea ed arriva nelle retrovie dell’Ariston fino a Mario Merola, lo guarda e gli tributa il giusto inchino. Gigi D’Alessio era considerato un suo figlioccio. Gli ha dedicato anche una canzone struggente e ricca di tutti i luoghi comuni che hanno garantito a Merola un alone di Santità. Verrà ricordato per sempre per aver interpretato ‘O Zappatore, ma era molto di più. Mario Merola era Napoli e Napoli adesso non deve dimenticarlo a più di  dieci anni dalla sua morte non deve dimenticarlo…