Massimo Bottura è il migliore Chef sulla faccia della terra e la sua Osteria Francescana è stata insignita per la seconda volta in tre anni del titolo, non solo virtuale, di Miglior Ristorante al Mondo. Infatti Bottura aveva già ottenuto il prestigioso premio The World’s 50 Best Restaurants nel 2016. Personaggio eclettico che usa la cucina solo come pretesto, Massimo Bottura è riconoscibile non solo per la sua grande bravura in cucina, ma soprattutto il suo pensiero che è anni luce avanti rispetto ai suoi colleghi. Ovvio che lo chef dell’Osteria Francescana è un’eccellenza mondiale nel suo campo, ma quello che colpisce di più è la sua straordinaria sensibilità artistica e concettuale. Il cibo rivisitato da lui diventa arte, ma soprattutto idea rivendicando la geniale creatività di chi tratta i fornelli come una tela e le forchette come pennelli. In molti piatti vediamo gli ingredienti della sua Emilia valorizzati e portati a sublimazione.
Se scorriamo i nomi dei piatti nel suo menu stellato quasi veniamo colti da una sorta di forma di malinconia e nostalgia. Ecco riconoscibile il suo tocco artistico ed anche mistico. So che sono concetti difficilmente accettabili da chi non sopporta la cucina gourmet però lo chef di Modena merita di essere trattato in modo particolare.
Ecco alcuni dei suoi piatti che lo hanno reso diverso e riconoscibile nel mondo: “Ricordo di un panino con la mortadella”, ovvero l’espressione massima del tentativo di afferrare un ricordo e la rincorsa del pensiero fuggevole che quando lo fermi si manifesta in tutta la sua essenza. Mortadella che viene lasciata separare da se stessa e rifrullata con se stessa. Una mortadella al quadrato che concentra tutto il sapore del ricordo di Massimo bambino. “Tortellini che camminano sul brodo”, “Viaggio a Modena di un capitone Comacchio”, “Tagliatelle al ragù”, “Patata che spera di diventare un tartufo”, “Bollito non bollito”, “5 stagionature di Parmigiano in diverse consistenze e temperature”.
Nomi naif di piatti che fanno trasparire un concetto semplice: la tradizione, il cuore dell’Emilia contadina, l’innovazione, il rispetto per la terra possono coesistere insieme trasfigurandosi in arte concettuale. Massimo nella sua Osteria Francescana ospita filosofi, artisti, poeti e pittori. Lì nascono idee che possono trasformarsi in piatti, ma anche in poesie, trattati, romanzi e canzoni. Questa è la forza del miglior ristorante al mondo. L’Osteria Francescana è ritrovo felice di artisti e creativi, luogo accogliente e amico dove si coltiva anche la sensibilità che mette a disposizione anche della comunità.
Questo è poi l’aspetto di Bottura che più mi ha colpito. Lo chef emiliano sente anche le sofferenze umane e per questo cerca di mischiare due concetti che sembrano quasi antitetici: il bello e la solidarietà. Un anno fa è stato protagonista di una lodevole iniziativa al Refettorio di Napoli, dopo quelli di Milano, Londra e Rio de Janeiro. Un «luogo meraviglioso», lo chiama Massimo Bottura, perché i grandi chef cucinano per le persone bisognose all’interno di uno spazio non triste, non anonimo, ma bello. Il progetto dello chef modenese nasce con il Refettorio Ambrosiano aperto per riutilizzare il cibo avanzato di Expo rivoluzionando il concetto di «mensa sociale». Ecco perché il premio a Massimo Bottura mi ha reso orgoglioso di essere italiano. Bottura ha sempre affrontato il suo lavoro con la sensibilità e follia artistica che trasforma la cucina in un cosmo rarefatto e ricco di sentimenti. Sappi caro Massimo che non potrò mai permettermi di assaggiare i tuoi piatti all’Osteria, ma ti apprezzerò sempre per come interpreti il nuovo concetto di cucina abbinata all’arte!