Liberato

Liberato non è napoletano. Lo si vede subito, lo si percepisce da quello che dice, da quello che scrive e da come lo rappresenta. Il cantante misterioso che ha affollato il Lungomare per il suo concerto gratis alla Rotonda Diaz ha scassato. Ma lo ha fatto nel modo giusto, nell’accezione partenopea del termine. Ha creato un’interesse talmente forte che ha rotto tutti i canoni di comunicazione. La sua identità è il pretesto. Napoli aveva bisogno di scoprire la sua anima misteriosa. Napoli è curiosa. Napoli è capera. Napoli adda sapè. Trentamila persone sono passate per il Lungomare pur di essere presenti all’evento dell’anno, ascoltando il tam tam del web. Ma Liberato lo aveva scritto chiaramente nel suo messaggio alla nazione su fbacebook.

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NOVE MAGGIO/ NAPOLI/ LUNGOMARE/ TRAMONTO/ GRATIS. Sintesi estrema, ermetica. Poche ma essenziali informazioni. Ma queste sei parole hanno scatenato un Caperismo 4.0 sfrenato. Liberato non ha mai detto che avrebbe rivelato la sua identità. Ha solo fatto sapere che avrebbe cantato gratis. Liberato è marketing estremo? Liberato è il frutto di un’operazione commerciale di altissimo livello? Chi c’è dietro Liberato? Queste sono le domande dei trentamila del Lungomare e di quelli che sono accorsi per assistere e riprendere l’evento dell’anno.

Ma una domanda non è stata mai posta riguardo al fenomeno. Da dove viene Liberato?  Sicuramente non da Napoli. Ne sono sicuro, ci metterei la mano sul fuoco. Da dove derivano tutte queste mie convinzioni? Basta ascoltare la sua musica, leggere i suoi testi, ma soprattutto guardare i suoi video. C’è un amore smisurato per la nostra terra, per i nostri luoghi, per la nostra storia. Liberato è innamorato di Napoli, nutre per la città una passione travolgente. Napoli è la protagonista indiscussa; viene cantata, analizzata, messa a nudo. C’è il tentativo di scandagliarne l’anima. Quest’amore però lo può provare solo chi viene da lontano, non chi è nato in questi luoghi che ne ha una visione certamente più critica. Per questo sono sicuro che non sia napoletano. Dovremmo ringraziarlo – al netto del freddo marketing che spesso sporca la passione – perché ci ha fatto capire che Napoli è una città viva che si esprime meglio attraverso i sentimenti antichi, anche se rivisitati e cantati in forma moderna…