Loro e Lui. Lui Lui. Ma chi sono Loro? Anzi Loro 1? Sorrentino stupisce e descrive il mondo ovattato della politica e di una travagliata stagione politica. Berlusconi ed il berlusconismo, ma in parabola discendente. Berlusconi in crisi mistica, chiuso nella sua prigione dorata in Sardegna, ma con la voglia ancora di essere l’Imperatore, il Re Sole o meglio il Faraone visto che tutto gli gira intorno. Il ritratto è fresco, appassionato, sofisticato. Se fossi in Berlusconi sarei contento. Paolo Sorrentino si è innamorato della sua storia, fatica a sforbiciare e così trasforma il suo film in Loro 1 e Loro 2. Forse il titolo è sbagliato, perché avrebbe dovuto chiamarlo Lui, scritto proprio così con la L maiuscola per omaggiare ancora di più il Berlusca. I riferimenti all’attualità sono costanti, il Berlusconi intimo, privato, ma anche pubblico. Nella prima parte della prima parte il protagonista è Riccardo Scamarcio, Sergio Morra, o per meglio dire Gianpaolo Tarantini. Arrampicatore sociale, puttaniere e ricottaro. Nel senso più nobile del termine naturalmente. Il suo unico obiettivo è quello di conoscere ed entrare nelle grazie di B. per poi ottenerne vantaggi. Morra per farlo diventa il promotore di una sorta di gregge di donne che pur di diventare cortigiane del presidente sono disposte a tutto. Il film – soprattutto nella prima parte – scivola noioso con alcune vampate manieristiche che si consumano tra nudi e feste a bordopiscina fino all’entrata in scena di Lui. Sorrentino gioca su più tavoli e tutte le sue partite sono a carte scoperte.
Lui è il suo personaggio più riuscito, anche perché quando puoi affidarti ad un Toni Servillo sontuoso hai risolto la metà dei tuoi problemi narrativi. Irridente, malinconico, egocentrico, perfido, simpatico, accentratore. Lui ce lo immaginiamo così e lui è così. Il senso del possesso e del potere animano il motore. Berlusconi è un inguaribile romantico che non vuole vedersi sfuggire quello che ha o quello che ha posseduto. Personaggio potente ma sempre con il sorriso. In Loro 1 non c’è ancora quel “ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere” tinteggiato da Veronica Lario in quella famosa mail all’Ansa del 2009, ma è sullo sfondo. Veronica è depressa e sfuggente, ma soprattutto non subisce più il fascino di Lui. E purtroppo non è l’unica.
Sorrentino ama i personaggi in parabola discendente, quelli che sorridono, ma alla fine sono depressi. Il senso del tempo che sfugge, il senso del tempo quando non lo puoi fermare, anche quando sei Lui. Le esagerazioni e le iperboli tipiche del cinema di Sorrentino non mancano neanche in questa occasione, le citazioni e le finte citazioni neanche. Un film che pretende molto da se stesso, ma non sempre ci riesce. C’è la volontà però di Sorrentino di descrivere a modo suo uno dei personaggi più controversi di quest’epoca moderna. Lui però vive nella sua gabbia dorata, dove “avere tutto, non è mai abbastanza”. Loro 1 è da vedere, e ti lascia addosso quella sottile voglia di ritornare al cinema per capire dove Sorrentino vuole andare a parare – tecnica giustissima – visto che Loro 2 sta già per uscire…