Perché ce l’avete così tanto con la Juve? Perché godete delle loro sconfitte? Perché vi arrabbiate per i loro successi? Perché?
Ci deve essere una spiegazione. Essere antijuventino è un sentimento condiviso, che unisce, è un trasporto trasversale. Le simpatie politiche si annullano, le differenze sociali e di ceto spariscono. O si è come loro o contro di loro. Non credo esistano vie di mezzo. Il web poi è il posto più franco del mondo, dove la testa non conta, ma conta solo la pancia. E così leggiamo di tutto e con trasporto. Che tu sia con o contro, tutto fa brodo.
Essere juventino incarna alcuni valori e tanti stereotipi. Essere antijuventino invece ti veste della divisa da crociato che sta affrontando una guerra santa.
Si può gioire delle disgrazie altrui? E’ etico? Si può fare? L’antijuventino non si fa tutte queste domande sui massimi sistemi universali, si limita a godere. A godere con gusto, a godere di cuore. Senza sensibilità, sbeffeggiando l’avversario che è a terra. Berlino, Cardiff o Madrid poco importa, non sono mete turistiche o capitali europee ma sono luoghi del cuore. Luoghi dove i campioni bianconeri sono caduti, dove hanno versato lacrime, lacrime amare, lacrime di sconfitta.
Per chi vince sempre perdere fa male, fa molto male. Per chi vede sempre gli altri vincere, vederli perdere è fonte di incontrollato godimento. Non bisogna condannare chi gode, anche se questo avviene per le disgrazie altrui. E’ un sentimento umano, fa parte del gioco e soprattutto dello sport. Vedere la Juve perdere piace a chi non tifa Juve. La Juve che nella sua storia ha sempre goduto di particolari privilegi, aiutini o rigorini una volta contro quella ed un’altra contro quell’altra squadra e nel tempo inevitabilmente ha raccolto varie antipatie che poi rimangono dentro.
La Juve è potente, ricca ed infarcita di campioni. Vince sempre e quando vinci sempre passi sul cadavere di tante avversarie. Che poi ti aspettano sulla riva del fiume, pazientemente…
Arbitri, fatturati, designazioni, palazzo contro, sono i più gettonati alibi nella sconfitta. Chi vince dal suo piedistallo privilegiato sa argomentare e sa smontare qualsiasi tesi con grande abilità e competenza, soprattutto quando vengono fuori alcune anomalie ed incongruenze. Poi arrivano quelle serate strane, particolari, ma soprattutto inaspettate. Quando cadono anche gli dei, ma nel farlo si fanno male e cominciano a farneticare. Torti arbitrali, designazioni sbagliate, Var e sensibilità intaccate sono gli argomenti preferiti della sconfitta, le classiche pezze a colori che mette solitamente chi perde. Fa strano però vedere che le famose pezze a colori diventano un giorno all’improvviso non colorate…