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Perché Sanremo è Sanremo. Sanremo è la manifestazione che maggiormente ci rappresenta. Una gara di musica dove nessuno ricorda il vincitore dopo neanche una settimana, ma Sanremo è Sanremo. Sanremo è la somma  assoluta dei costumi dell’Italia con i suoi vizi e le sue virtù. L’Italia pettegola che deve moralizzare su tutto. Tutto fa brodo e diventa argomento di discussione, dai cachet dei presentatori e degli ospiti – come se i soldi uscissero dal nostro portafoglio e non dai contributi degli sponsor – per poi arrivare alla qualunque. Durante il Festival viene fuori l’Italia criticona e sapientona che ama censurare. Sono solo canzonette, si potrebbe pensare, ed invece Sanremo nasconde un fenomeno più profondo, perché simboleggia la nostra vacuità. Chi sale su quel palco è nudo ed è esposto ai giudizi più violenti. Una sorta di lapidazione collettiva. Dai cantanti ai presentatori. Tutto viene passato ai raggi X.

Quella di quest’anno è la sessantottesima edizione. Sessantotto Festival, ed in ogni edizione c’è almeno un episodio da raccontare o tramandare ai posteri. Sanremo è Sanremo, Sanremo è anche Pippo Baudo che quest’anno salirà sul suo palco come superospite, ma non penso che stavolta salverà qualcuno che vuole lanciarsi dalla balconata dell’Ariston (1995). Tredici edizioni presentate: record assoluto per SuperPippo. Cinquant’anni fa la prima: era il 1968, un anno di rivoluzione con il più istituzionale dei presentatori. In quell’edizione vinse Sergio Endrigo in pieno stile RESTAURAZIONE e la commissione dove c’era anche Renzo Arbore bocciò “Meraviglioso” di Domenico Modugno. Incredibile. Ma un motivo c’era. L’anno prima (1967) era morto nella sua stanza di albergo durante il festival Luigi Tenco ed una canzone che racconta di un tentato suicidio non era il massimo per gli organizzatori. Ma non avevano capito che Meraviglioso era anche uno splendido inno alla vita cantato dalla struggente voce di Modugno. Un testo profondo scritto da Riccardo Pazzaglia.

L’Ariston è stato anche teatro di scene impensabili. Bono Vox che si inchina a Mario Merola potrebbe sembrare un’invenzione, un’iperbole, la scena di un film di fantascienza. Ed invece Bono Vox mentre si esibiva con gli U2 (2000) scende dal palco percorre il corridoio fino ad arrivare al cospetto di Mario Merola che lo applaude convinto mentre Bono gli tributa il giusto omaggio.

Insomma potete amarlo o odiarlo, ma una cosa è sicura. Almeno una serata la passerete guardando questa kermesse. E sapete perché? Perché Sanremo è Sanremo…