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Essere o non essere, questo è il problema. In epoca digitale si può essere in preda ad una crisi d’identita? Sono io a scrivere quello che posto? Il dubbio è legittimo, soprattutto per me che non sono bollinato. Il famoso bollino blu, quello che Chiquita metteva sulle banane trent’anni fa. Lucio Pengue è davvero Lucio Pengue anche se non ha il bollino verificato? Su twitter sono davvero io a scrivere tutte quelle minchiate? E su facebook chi posta e condivide? Non saprei rispondervi. Cogito, ergo sum. Cogito, mi sa, è una parola grossa, soprattutto se lo rapportiamo ai tempi moderni dove ci hanno abituato più a fare che a pensare. In effetti colto da questi atroci dubbi esistenziali vorrei che intervenisse un’autorità esterna e superiore che con tanto di benedizione dall’alto certificasse che io sono io. Ma alla fine il dubbio è legittimo: ma io sono io? O per dirla meglio: sarò sempre io anche dopo il famoso bollino blu? Cosa si prova ad essere bollinato? Ci si monta la testa? Sono interrogativi che mi attanagliano da qualche tempo.

A questo punto mi sa che mi farò promotore di una sorta di battaglia personale per avere anche io il profilo verificato. Non so come si fa, ma lo farò. Lo devo a me stesso. Lo devo a me stesso ora che non so più se esisto davvero o sono solo un ologramma proiettato dal web sui vostri smartphon e sui vostri pc. Voglio provare l’ebrezza di essere me medesimo in persona. Voglio diventare Lucio Pengue. Lucio Pengue per twitter, per facebook e per instagram. Questa battaglia dovrebbe diventare anche la vostra. Qualcuno dall’alto deve riconoscervi, altrimenti non sarete mai voi stessi se accanto al vostro nome non ci sarà il bollino blu. Combattete anche voi per ottenere la paternità del web. Fatevi certificare, non fate i trovatelli del web…