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Il mondo della scuola non mi ha mai voluto. Se faccio il giornalista dovete prendervela solo ed esclusivamente con il Ministero della Pubblica Istruzione. Insegnare è bello, ma per arrivare a farlo la strada è difficile. Per entrare a far parte di questo mondo devi accettare delle regole, devi entrare nei meandri, devi agganciarti ai sindacati, devi entrare in una sorta di setta e seguire le loro regole spesso astruse e ricche di burocratese.

In una mia vita precedente ero determinato a diventare professore, ma anche maestro. Mi piaceva l’idea e secondo me ero anche portato. Ne avevo sicuramente i titoli. Li scrivo per una sorta di mio personalissimo promemoria: sulla parete di casa, ormai piene di polvere, ci sono la mia bella laurea in Lettere moderne con indirizzo in comunicazione di massa ed anche due diplomi. Poi sempre per cercare di farcela, ma vanamente, ci sono i tre concorsi all’abilitazione dell’insegnamento conseguiti con il massimo dei voti. Nessuna impresa eccezionale, sia chiaro, ma sono cose che ho fatto. Ma nonostante questo la scuola mi ha preso a calci nel culo! Quindi è colpa del Ministero se sono davanti ad un microfono e non in una classe ad insegnare.

Non riuscivo a capire alcune logiche e soprattutto i meccanismi per aumentare il punteggio. Non avevo dimestichezza col pagare finiti corsi di aggiornamento, provare ad entrare nelle sicsi, le varie specialistica, le domande, l’aggiornamento del punteggio, le graduatorie d’istituto e chi più ne ha più ne metta. Tutte cose troppo tecniche dove c’erano delle scadenze precise che cozzavano con il mio approccio bohémien al mondo della scuola. Alla fine un punteggio sbagliato assegnatomi dal Provveditorato – che non ho mai controllato fidandomi per pigrizia – mi ha tolto la possibilità di fare supplenze ed accumulare prezioso punteggio. Così adesso grazie alla mia approssimazione e a quel genio di Renzi con la sua #buonascuola sono fuori da tutte le graduatorie meritandomi una bella espulsione senza via di ritorno dal mondo dorato dell’insegnamento.

A posteriori e non essendo più direttamente coinvolto oggi posso dire di essere contento di non far parte di un mondo dove si vedono cose assurde. Ad esempio l’assegnazione di ruolo ad capocchiam dove da un giorno all’altro sei costretto a fare le valigie ed andare a lavorare a 1000km di distanza dalla tua città e dalla tua famiglia. Sono contento di non far parte di un mondo dove per accumulare punteggio e provare ad arrivare alla meta un po’ prima sei costretto a lavorare gratis e metterti a 90 gradi accettando incarichi improbabili.

Le scuole paritarie ad esempio sono una mafia legalizzata. Alle volte diventano veri e propri diplomifici. Mi meraviglio come la Guardia di Finanza non ne approfitti per qualche controllo a tappeto. Propongono ai professori in fieri di lavorare gratis, di firmare buste paghe fittizie, di sobbarcarsi viaggi lunghi in nome del punteggio e del miraggio che tra qualche anno potranno avere un posto statale. Ed in barba a qualsiasi diritto del lavoratore ti schiavizzano. Dove sono i sindacati? Dove sono i controlli? Nel Medioevo erano più liberali. Eppure gli alunni iscritti pagano rette esorbitanti. Soldi che evidentemente non vengono dirottati in un elementare e consequenziale rimborso delle prestazioni lavorative del professore che accetta l’incarico. Ma come si dice finché la barca va, lasciala andare…