sarri

Maurizio Sarri in questo calcio moderno è totalmente fuori posto. Maurizio Sarri non ha niente di moderno, non ha neanche WhatsApp. Maurizio Sarri guarda il Televideo e forse non sfoglia nemmeno il giornale la mattina mentre fa colazione. Sarri e il Sarrismo sono due concetti che nel calcio di oggi – tutto impacchettato come un prodotto da vendere in giacca e cravatta porta a porta – stonano. Sarri non frequenta i salotti buoni e non è paraculo. Sarri non fa nulla per risultare simpatico e questa cosa stride con il bon ton dell’italico pallone. Sarri scandalizza perché non si allinea. Sarri si lamenta e sbraita quando vede le cose storte. Forse non avrà ragione in tante battaglie che ama condurre ma il crederci e perseguirle lo rende diverso. Ora tutti parliamo di Sarrismo. Ma alla fine dei conti cos’è il Sarrismo?

Il Sarrismo è la dedizione totale al lavoro, in senso maniacale. Credere nelle idee e credere che le idee ben applicate portino al risultato. Sarrismo è andare contro i luoghi comuni, dalla comunicazione al campo. Sarrismo è fare il massimo con quello che si ha a disposizione. Sarrismo è non chiedere, ma ottenere. Sarrismo è realismo crudo, spietato. Dire quello che si pensa senza nessun filtro. Sarrismo è fare quello che gli altri non fanno. Sarrismo è credere che si possa fare la rivoluzione con 18 uomini, sottendendo le imprese del Che…

Sarri non ha filtri, usa un linguaggio diretto, odia andare in conferenza. Sarri usa le parolacce e questo provoca scandalo. Lo criticano per questo, ma lui se ne fotte. Sarri si lamenta, vorrebbe che i suoi moniti servissero da lezione. Invece viene additato come piagnone e ghettizzato. Osannato all’estero, denigrato in patria. Sarri ha detto senza giri di parole che vuole arricchirsi con il suo prossimo contratto. E subito apriti cielo: le verginelle che frequentano il mondo del calcio subito gli hanno puntato il dito contro. Ma quanto guadagnano gli altri suoi colleghi che finiscono trenta punti sotto il suo Napoli? Bisognerebbe scandalizzarsi per questo.

Il Sarrismo realistico si vede in campo. Principi di gioco semplici. Calcio basico e ripetibile frutto del lavoro sul campo. Il calcio di Sarri ha un’impronta riconoscibile, certa, che nessuno sa imitare. Squadra alta, anzi altissima che non fa fuorigioco, occupazione degli spazi. Gioco a due tocchi e dopo che si è scaricata la palla si deve andare a riempire uno spazio creando nuove linee di passaggio per lo sviluppo dell’azione. Pressing altissimo dove i primi difensori sono gli attaccanti. Trame di gioco fitte con passaggi semplici che tolgono ritmo agli avversari facendoli girare e correre a vuoto. Possesso palla mai sterile ma capace di creare accelerate clamorose grazie a frequenti tagli back door. Tutti sanno come gioca il Napoli, ma nessuno sa trovare le giuste contromisure.

Poi c’è anche il Sarrismo concettuale applicato al mondo dorato del calcio. Qui il vero principio di arte della rivoluzione: si tenta con la forza dei principi di scardinare alcuni assiomi che da sempre ci hanno inculcato. Ci hanno sempre detto che le vittorie arrivano grazie a un ricco mercato, che a vincere sono sempre le squadre che comprano di più. Ci hanno detto che si vince con i giocatori di esperienza abituati ad alzare trofei. Ci hanno detto che i successi si ottengono con i giocatori fisici perché in mezzo al campo ci vogliono chili e centimetri. Ci hanno detto che per vincere bisogna farsi amico il palazzo, non bisogna alzare i toni e mostrare le crepe del sistema. Ecco, Sarri va contro tutti questi luoghi comuni che da decenni ci hanno fatto entrare nel cervello. Ora è ancora presto ma la Rivoluzione ha avuto inizio, inesorabile, adesso bisogna solo aspettare e assecondarla. Poi si vedrà…

Per ora però lunga vita al Sarrismo, a Sarri ed alla sua rivoluzione! Hasta la victoria, Siempre… comandante Mauricio!