“Vincere è l’unica cosa che conta” non mi ha mai convinto come filosofia spicciola di vita. Odio questo concetto con tutto me stesso. Capisco che è il motto di una squadra di calcio, ma il mio è un ragionamento più ad ampio raggio e non riferito solo allo sport della pedata ad un pallone. Proverò a spiegarmi meglio: vincere non è l’unica cosa che conta, perché la vita, che ci piaccia o meno, è fatta di sconfitte, di passi falsi, di cadute. Vincere è una parentesi brevissima e neanche tanto frequente. Le nostre soddisfazioni solitamente sono poche e sempre limitate. Per questo i nostri giovani devono essere educati ad imparare l’arte della sconfitta più che quella della vittoria. Devono essere capaci di essere felici con poco, più che inseguire un successo da ottenere ad ogni costo. Capisco anche che questo concetto minimalista possa anche risultare antipatico da digerire.
Ma tra vincere o dare il massimo preferisco sempre la seconda strada. Pedagogicamente si deve insegnare a dare il massimo relativamente alle proprie capacità. Inseguire i sogni senza scavalcare gli altri. I nostri figli devono sapere che la scorciatoia è la strada sbagliata, non la più veloce. Le delusioni sono più frequenti delle gioie e quindi come allenamento di vita meglio imparare quello che c’è nella sconfitta rispetto al perseguire la falsa euforia di un immeritato successo. Filosofia del lavoro e della competenza. Se vuoi ottenere qualcosa devi imparare a scalare le montagne e devi imparare a farcela attraverso le tue sole forze. Non cultura della rassegnazione, ma arte del fare bene le cose ma solo attraverso studio e dedizione. Ecco questo è il vero percorso, questo è quello che ci arricchisce. Ricordarsi che la vittoria dura un attimo, il percorso per arrivarci una vita intera.
Ecco perché aborro la filosofia del vincere come unica cosa che conta. Nel calcio ci può stare, anche se questo ragionamento cozza con il concetto generale dello sport, anche perché a vincere sono solitamente in pochi ed alla fine sono sempre gli stessi, purtroppo come avviene nella vita di tutti i giorni. Però lo sport dovrebbe insegnare anche le regole ed il rispetto degli avversari. Ripartiamo da qui e prendiamocela con chi vuole aggirare le regole facendo valere il proprio peso e la propria maglia. Rispettiamo noi stessi e gli altri, solo così si può migliorare quello che ci sta intorno, ma facciamolo con prepotenza e veemenza. Una rivoluzione copernicana del nostro pensiero: bisogna farlo soprattutto per noi stessi, questo ci aiuterà a diventare migliori…