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Tra pochi giorni, esattamente il 15 aprile, saranno esattamente 50 anni da quando Totò ci ha lasciati. Cinquant’anni sembrano tanti, ma se pensiamo alla sua comicità ci sembrano pochissimi visto che il suo ricordo è ancora vivo ed attuale. I migliori showman in circolazione prendono a mani basse dal repertorio comico di Totò e ce lo ripropongono in varie salse tutte rivisitate ed attualizzate. Bonolis e Fiorello, tanto per fare due nomi, usano modi, battute e mimica facciale del suo repertorio senza farne troppo mistero. Il principe della Risata piace a tutte le latitudini, piace ai grandi ma anche ai piccini. Totò non stanca, puoi vedere i suoi film all’infinito, puoi conoscere a memoria tutte le sue battute, ma hai sempre voglia di nutrirti dei suoi film. Ieri sera ho visto uno Speciale su RaiUno dove Vincenzo Mollica con un abile montaggio ha confezionato un programma dove c’erano tante testimonianze suddivise in un arco temporale abbastanza ampio di grandi artisti che parlavano di Totò facendoci capire l’enorme patrimonio umano che ci ha lasciato.

Totò era un genio. Totò aveva un grande pregio: faceva ridere. In modo semplice, diretto, senza sovrastrutture. Aveva dei tempi comici eccezionali e la sua forza era esaltata da chi gli stava vicino. Mario Castellano era l’archetipo della spalla ideale, ma per Totò hanno fatto da spalla personaggi enormi come Aldo Fabrizi, Vittorio De Sica, Peppino de Filippo e Nino Taranto tanto per fare qualche nome. Totò ci ha lasciato una filmografia molto numerosa, circa 100 film e non tutti capolavori. Totò in vita fu disprezzato e criticato aspramente dall’intellighenzia. Ma Totò comunque era un mito per il popolo. La gente lo adorava, affollava i cinema per vedere le sue pellicole ed amava ridere. Ridere delle sue battute, ridere di come affrontava situazioni reali come la povertà o la guerra. Ridere come atto di ribellione, ridere come liberazione da una realtà grigia e piena di interrogativi. Totò amava i contrasti ed amava le esagerazioni. La sua era una comicità diretta, di pancia e mai volgare. Alludeva, inventava, improvvisava ma non usava il turpiloquio. Quasi 100 film e mai una parolaccia. Tranne culo. Ma quel celeberrimo “e ci si pulisca il culo” detta ne “I due Colonnelli” non era una battuta, ma un grido di ribellione. Insubordinazione fisica e morale da quello che era profondamente ingiusto. In quell’urlo liberatorio c’era la voglia di liberarsi dalle catene della dittatura e della guerra. Totò sapeva essere profondo attraverso la sua leggerezza. Totò sapeva darti anche la ricetta della felicità attraverso il suo esempio. Ne “L’Imperatore di Capri” a Mario Castellano ammoniva “Oggi per fare colpo bisogna essere eccentrici, futili. Tu ti devi futilizzare!”. Ecco questo secondo me è l’insegnamento più vero di quello che ci ha lasciati: essere profondi, ma prendere tutto quello che ci capita con leggerezza. Grazie Totò, sono passati 50 anni ma lo spirito è ancora vivo ed attuale…