maradona

Eppure sono cresciuto negli anni Ottanta, dove tutto era più bello e genuino. C’era fiducia nel futuro, l’Italia era considerato il miglior paese dove vivere e da queste parti c’era Diego Armando Maradona. L’ho vissuto, respirato, osservato. Allo stadio o sui media Diego era ovunque. E’ stato bello crescere nella città dove Maradona con le sue magie calcistiche è riuscito a rendere orgoglioso un popolo. Nell’epoca in cui Maradona giocava con il Napoli la città era al centro dell’attenzione generale. Napoli con Maradona ha alzato la testa. Era la città depressa del post terremoto e dei container e Diego ha fatto capire all’Italia che nonostante tutto anche qui si poteva vincere. Fu una sorta di brevissimo Rinascimento della città. Mi è piaciuto viverlo, esserci e poterlo raccontare.

Fatta questa doverosa premessa devo confessare che proprio non riesco a farmi trascinare da questa sorta di misticismo che accompagna Maradona ogni volta che torna in città. D10S lo chiamano, quasi come se fosse una divinità pagana, sfidando apertamente la blasfemia. Ogni parola che viene proferita da Diego è interpretata come se fosse un vaticinio, come se fosse una profezia dal sapore ultraterreno. Maradona non è una divinità, mi dispiace sottolinearlo in questo mio intervento. Maradona al massimo può essere un simbolo. Il simbolo di quello che fu e quello che riuscì a produrre, non in termini di successi (che furono pochini se si riflette bene) ma di orgoglio ed autoaffermazione di un popolo spesso autolesionista, ma anche bistrattato. Maradona è il simbolo degli sconfitti che per una volta ce l’hanno fatta. Il simbolo di napoli re dell’Argentina. “Bentornato Re” leggo un po’ ovunque in quest’epoca dei social. Ma Maradona non è neanche un re. Maradona insomma per me sarà il più grande di tutti i giocatori che fino ad oggi hanno calcato i terreni di gioco, ma proprio non riesco ad attribuirgli doti divinatorie. Stasera sul palco del San Carlo si celebrerà la sua straordinaria carriera grazie ad uno spettacolo scritto e diretto da Alessandro Siani. Il teatro sarà pieno e spero che chi è riuscito ad acquistare i prezioso biglietto si diverta.

Maradona spesso è contraddittorio, è un’industria che cammina, è il brand di se stesso. Maradona è un ottimo imprenditore e rappresenta un percorso. Rappresenta il cammino di chi è caduto spesso e si è saputo anche rialzare. Maradona è un eroe triste dei nostri giorni. Maradona è un peccatore che ha saputo redimersi. Ecco mi piacerebbe che fosse percepito così. La sua storia sarebbe così d’insegnamento. Maradona non andrebbe idolatrato, ma capito e compreso. Come uomo che sbaglia ed ha sbagliato, non come divinità. Maradona è il simbolo di chi ha sprecato il suo talento facendosi travolgere da cattive compagnie e dalla droga. Maradona è l’uomo che da solo combatte contro i mulini a vento e che colleziona sconfitte. Maradona è un uomo che è caduto nel vizio della cocaina e che ci stava rimanendo sotto. Maradona si è rialzato. Maradona è il simbolo di chi vive ancorato al passato, il passato che lo ha reso immortale ma che non tornerà più. Maradona è un eroe triste che spesso viene interpellato come maître à penser, ed invece è solo un uomo che è stato abbandonato da tutti quando stava precipitando e che ora è di nuovo accerchiato da tanti che vogliono approfittare della sua vicinanza, proprio ora che si è rialzato.