rocky

Sky ha deciso per dieci giorni di dedicare un canale del palinsesto del cinema ai film di Rocky. Fino al 20 novembre la saga creata da Sylvester Stallone andrà in onda su un canale che prenderà il nome di SkyCinemaRocky. Una saggia strategia di marketing per lanciare in prima visione tv lo spinoff Creed, che comunque rappresenta il settimo capitolo  della saga. Rocky è un personaggio che è ormai diventato familiare, ci è entrato dentro e ci ha accompagnato dal 1976 fino ai giorni nostri. Piace tanto perchè è un personaggio perdente, che però attraverso la lotta ed il sacrificio ce l’ha fatta. Una storia americana, ma anche una storia che ci appartiene. Rocky è un personaggio debole, con dei dubbi, ma è anche un testone che persegue un obiettivo con somma determinazione. Non si tira mai indietro e ci prova sempre. Nella sceneggiatura la parte fondamentale è il training per arrivare al match. Ecco quello che diventa importante è il percorso ed il sacrificio, non il risultato finale. Qual è il film che mi è rimasto più dentro tra tutti quelli della saga? Ci penso qualche secondo ma rispondo con convinzione: il primo, che poi è quello che ha vinto 3 oscar. Nel primo Rocky c’è anche la sublimazione della sconfitta del protagonista che però è percepita dal grande pubblico come un trionfo. Apollo Creed vince il match, anche se ai punti, dopo 15 riprese intensissime ma a vincere è Rocky Balboa. La storia di questo pugile semisconosciuto che impegna fino alla fine il campione fu ispirata a Stallone da Chuck Wepner che contro ogni pronostico portò alla quindicesima ripresa Mohamed Alì. Lì scattò la scintilla in Sylvester Stallone che scrisse di getto un copione e lo portò all’attenzione di Irwin Winkler e Robert Chartoff che credettero in quella storia dando credito ad un semisconosciuto che propose un film dove il protagonista era solo un loser che si innamora di una commessa di un negozio di animali.

Rocky ha anche un valore romantico. Ci fa tornare giovani, ci fa rivivere con nostalgia il passato. Ci fa rivivere quei combattimenti simulati che abbiamo praticato anche noi con i nostri amici fingendoci una volta Rocky, una volta Apollo Creed, una volta Mister T, ed una volta Ivan Drago. Le musiche poi sono il giusto corollario ad un crescendo rossiniano che arriva fino all’apoteosi del ring finale. Gli occhi della tigre sono diventati un’espressione idiomatica per chi fa sport. Alcuni atleti professionisti si caricano guardando Rocky prima di scendere in campo. Rocky Balboa è dentro di noi, Rocky Balboa siamo noi. Per questo a distanza di quarant’anni è ancora così attuale. Infine per ricordare quanto ci è entrato dentro questo film, basta pronunciare una sola parola: ADRIANAAAAAA!!!!!