Gli impianti sportivi a Napoli chiudono ed ormai non ci scandalizziamo neanche più. PalaBarbuto, Palavesuvio e tante piccole palestre scolastiche sono state chiuse in questo mese d’ottobre e questo purtroppo non fa più notizia. Ogni impianto ha una storia a se ed entrare nel merito di ogni situazione specifica sarebbe giusto, ma in questo mio intervento sul blog non è necessario. Facciamo una premessa, da quando a metà settembre si è insediato il nuovo comandante provinciale dei vigili del fuoco Gaetano Vallefuoco le cose sono cambiate. Le norme, che già c’erano e ci sono sempre state, adesso sono applicate alla lettera. Questo però in una situazione precaria come quella in cui versa da sempre l’impiantistica partenopea ha provocato un collasso del sistema. Chi rispetta e fa rispettare la legge merita sempre la massima stima e va sempre lodato, però in questo caso la soluzione al problema è peggiore del problema stesso. Chiudere le palestre e gli impianti sportivi ad ottobre è la morte dello sport, ma soprattutto la morte delle società sportive che tra le mille difficoltà e le mille spese fanno eroicamente il loro “sporco” mestiere. Le spese che le società affrontano e sostengono sono sempre le stesse, anche quando hanno gli impianti chiusi, inoltre si sobbarcano dei veri e propri balzelli e bloccare le attività ad ottobre (quando non si sono completate le iscrizioni) vuol dire morte sicura dell’anno sportivo. In più chi già si ha versato la quota d’iscrizione giustamente reclama il servizio per il quale ha pagato. Le famiglie che fanno sacrifici enormi per i propri figli e le palestre chiuse diventano a questo punto un mix esplosivo che produce un’ondata di stress anomalo. Le società sono inermi rispetto a quello che subiscono, fronteggiano “clienti” incazzati neri ed hanno tempi strettissimi per risolvere le emergenze. Ma si vanno a scontrare contro norme, istituzioni ed interlocutori che hanno il passo della lumaca. Si va a due velocità ed a pagarne le conseguenze sono innanzitutto le società e poi le famiglie dei bambini che anziché stare in palestra a fare sport rimangono a casa, nella migliore delle ipotesi.
Come si fa a risolvere questa situazione? Non devo dare io le soluzioni, ma posso solo sollevare il problema, fare in modo che se ne parli sempre di più e che le forze politiche ed istituzionali ragionino con i tempi dello sport e non con i tempi della politica. Aggirare le normative e le leggi? Non arrivo a suggerire questo approccio rivoluzionario. Ma posso solo gridare con tutta la voce che ho FATE PRESTO!!! FATE PRESTO!!!