saviano

Torno a scrivere di Gomorra. Credevo che non sarei tornato sull’argomento, ma la serie mi piace e mi appassiona, credo che negli ultimi episodi ci sia anche un’introspezione psicologica che non guasta. Gli episodi sono costruiti bene ed hanno grande spessore. E proprio per questo si corre il rischio di farci affezionare a dei personaggi che in quanto camorristi comunque sono la rappresentazione del male assoluto. Va a finire che ci dispiace quando a Salvatore Conte tagliano la gola in modo truculento, quando al Principe sparano in fronte o quando al Nano lo mitragliano alle spalle mentre gioca con la figlioletta, e questo non è proprio il massimo, ma in una serie tv questa empatia è funzionale al racconto. Ci sta. Capisco che c’è chi ha perso il sonno per la morte di Deborah, strangolata da suo marito Ciro, ma faccio più fatica ad accettare gente sconvolta dalla morte di Salvatore Conte o di Gabriele il Principe.

Egregio Saviano sono contento che dal tuo libro è nato prima un film e poi una serie tv di impatto mediatico così potente. So anche che il tuo intento non era quello di gettare merda su Napoli, come spesso ti accusano, ma di descrivere una realtà che esiste e che purtroppo è difficile da estirpare, però in questa seconda serie ti sei dimenticato di sottolineare una cosa, una cosa per me molto importante. Caro Roberto hai totalmente escluso dal tuo racconto la presenza dello Stato. In questa seconda serie non si sono mai visti Polizia, Carabinieri, Guardie penitenziarie e così via. Non si vede una volante, un posto di blocco, una stanza di carcere. Credo che questa omissione sia grave. Nella prima serie il male era descritto bene, ma nella narrazione era rappresentato anche il contraltare. Il capo dei capi don Pietro Savastano è stato arrestato ed in carcere ha fatto una vita d’inferno finendo anche al 41bis. Ciruzzo l’Immortale nella prima serie stava per redimersi e stava per diventare un collaboratore di giustizia. Le guardie penitenziarie facevano un ottimo lavoro. Nella prima serie quando i Savastano volevano allargare il giro, la presenza di molte associazioni radicate sul territorio di Scampia davano fastidio e bloccavano l’espansione del clan con la loro azione.  Ecco adesso sono passate 8 puntate e non si è visto un arresto, un posto di blocco, un protagonista dietro le sbarre. A morire muoiono tutti, muore Salvatore Conte che con le sue massime è diventato un mito tra gli aficionados della serie, è morto il Principe, quello che tenev ‘na bella capa e un’anma bona che è carut rind a ‘na capa stort, quello che aveva in salotto una pantera e faceva regali ai bambini del quartiere. E’ morto il Nano, sono morti quasi tutti. Far capire che tutti si fanno la cartella è un’ottima strategia, così riprendi, anche se con toni molto più sanguinosi, la lezione che 30 anni fa ci mostrò Luciano De Crescenzo in Così Parlò Bellavista quando il suo Professor Bellavista fronteggiò a testa alta Nunzio Gallo che recitava nella parte del camorrista taglieggiatore. In Gomorra si capisce che chi entra nel sistema fa una vita di merda e che prima o poi assaggerà le pallottole, però caro Saviano un consiglio voglio dartelo: la prossima volta metticele le forze dell’ordine, perchè anche se sono pochi e sottopagati, quei pochi eroi che ci sono ci credono davvero nella lotta alla criminalità anche a costo di rimetterci le penne, quindi per una narrazione completa del male devi inserirci nella storia anche chi ci prova a combatterlo questo cancro…