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Lo Chiamavano Jeeg Robot è un film di genere. Una favola triste dove finalmente il bene non trionfa, ma a dire la verità neanche il male. Tante le citazioni messe in campo  da Gabriele Mainetti, molti omaggi a Tarantino. Spicca la prova superlativa di Claudio Santamaria che insieme a Luca Marinelli merita un plauso speciale… ed anche se nessuno me lo ha chiesto mi sbilancio dicendo che è un film assolutamente da vedere. Lo Chiamavano Jeeg Robot è un film intenso che racconta storie di perdenti, di disperati e di personaggi forti. Per la prima volta sul grande schermo una Ilenia Pastorelli che dimostra di avere potenzialità incredibili. In quella periferia di Roma non c’è speranza per gli ultimi, neanche se hai i superpoteri. La colonna sonora è eccezionale. Le grandi hit vengono stravolte ed affidate a Luca Marinelli che le canta interpretandole con quel velo di follia che trasformano degli evergreen della canzone italiana in pezzi darkpunk. “Non sono una Signora” e “Un’emozione da poco” si lasciano ascoltare con trasporto. Lo Zingaro canta la Bertè, la Oxa, Nada e la Nannini in squallidi locali, il contrasto piace e rivelano la follia ed il lato drag queen di un personaggio inquietante. Tor Bella Monaca è lo scenario grigio dove i personaggi si muovono.

Altro aspetto che colpisce del film è che non c’è finto buonismo. Non c’è una morale, non c’è intento pedagogico. Il primo atto che Santamaria compie con la sua superforza è sradicare un bancomat per fare soldi facili ignorando che l’antirapina fa spruzzare d’inchiostro tutte le banconote rendendole inutilizzabili. Un supereroe che mangia solo Danette alla banana o qualcosa del genere. Un supererore che vede solo vhs hardcore. Lo Chiamavano Jeeg Robot un po’ ci rappresenta. E’ il supereroe giusto per quest’epoca decadente.