La vittoria è un concetto sbagliato, anche se accompagna da sempre tutta la nostra vita. Misuriamo tutto in base a quello che abbiamo ottenuto. Il nostro modo di rapportarci alla vita è basato sulla quantità dei nostri successi. Il nostro parametro di paragone è la vittoria, il fallimento e l’errore quasi non sono contemplati nella nostra esistenza. Come se la vittoria fosse davvero l’unica cosa che conta. Dovremmo cambiare prospettiva, essere giudicati per il nostro impegno. Una maratona è una corsa dove partecipano migliaia di persone, ma solo un atleta la corre in meno tempo di tutti gli altri. Chi non vince è un fallito?

Bisognerebbe che tutto quello che facciamo fosse misurato in impegno. Il risultato deve essere frutto di quello che ci mettiamo per ottenerlo. Spesso vogliamo vincere, ma cosa facciamo per farlo? Ci impegniamo abbastanza? Le cose non ti arrivano per caso, ma bisogna sudarsele. Una botta di culo ci sta anche bene nella vita, ma è abbastanza improbabile. Il fallimento se ce la metti tutta non esiste. Le nostre capacità non andrebbero misurate in base al successo, ma in base ai nostri miglioramenti. Da dove sono partito? Dove sono arrivato? La volta dopo che ci ho provato ho fatto meglio o peggio? So che è difficile, ormai siamo inglobati in una cultura risultatista. Però bisognerebbe cambiare prospettiva. La libertà di sbagliare, di rialzarsi, di provarci, di cambiare strada o di riprovarci. Saper reagire, saper superare i propri limiti. Questo dovrebbe essere l’unico paradigma della nostra vita. Non conta il nostro palmares, ma solo la nostra serenità.