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Premessa doverosa: Sarri è un grandissimo allenatore, quello che ha fatto nei tre anni di Napoli è incredibile ed i risultati di quel percorso sono sotto gli occhi di tutti, anche se non coronati con alcun trofeo. Sarri, che stimo per tutto quello che fa come allenatore, tra le altre cose come persona mi è anche molto simpatico soprattutto per quel suo modo dissacrante e particolare di affrontare le questioni della vita e del campo.

Molto probabilmente il Comandante andrà alla Juve, ma questa è un’altra storia. Qui voglio parlare della deriva sarrista di molti tifosi del Napoli che forse per troppo amore hanno perso di vista l’obiettivo. In tanti sono diventati talebani seguaci di una filosofia che invece non esiste. Hanno eretto muri ed alzato barriere creando pericolose contrapposizioni. Il ricordo era più bello dell’emozione di vivere il presente con tutte le sue incognite. Sarri è diventato Beato, sulla strada della santificazione negando che il tecnico toscano potesse avere un suo percorso professionale che lo portasse a stare nei salotti che contano del calcio mondiale. Sarri è al centro di una sorta di trasformazione da rivoluzionario ad amico dei potenti. Non è certo una colpa, ma solo una logica conseguenza del lavoro eccellente che ha sempre svolto. Ma quella è una parabola tipica di tanti condottieri ed anche noi da queste parti ne sappiamo qualcosa da Masaniello in avanti.

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Il Sarrismo mi piaceva come filosofia. Arrivare al Palazzo attraverso attraverso la rivoluzione era un’utopia irrealizzabile ed infatti era più accattivante l’idea di poterci riuscire che l’impresa stessa. L’orgasmo massimo è rappresentato dalla vittoria allo Juventus Stadium con il gol di Koulibaly. La sconfitta di Firenze è stato solo un dettaglio quasi trascurabile rispetto alla narrazione complessiva di un modo di essere.

Adesso che Sarri andrà – molto probabilmente – alla Juventus sono quasi sicuro che quel suo fascino da rivoluzionario andrà a perdersi inesorabilmente. Il tutismo ed i mozziconi di sigarette non avranno più il loro appeal. Ma il campionato italiano ci andrà indubbiamente a guadagnare.

A perderci però saranno soprattutto gli integralisti sarriani che adesso si sentiranno smarriti. Chi vive di incrollabili certezze è destinato sempre a bruschi risvegli. Già la scelta di andare al Chelsea avrebbe potuto – e forse anche dovuto – accendere qualche lampadina. Il romanticismo nel calcio non esiste e se è mai esistito adesso è morto e sepolto. Il calcio è business ed industria e Sarri è andato nella City  per arricchirsi (ipse dixit) e quando le cose non gli stavano andando bene ha anche chiamato a se il suo fido sodale per portare la barca in porto dopo aver affrontato mari perigliosi. Gonzalo da Brest che grazie ai suoi gol – non tantissimi per la verità – ed alle sue giocate ha permesso ai Blues di conquistare in rimonta il terzo posto in Premier ed il pass per la prossima Champions. Sarri ha fatto quello che doveva fare e presto verrà anche scaricato – con gravissime colpe da un poco lungimirante Abramovich. Dopo questa scellerata scelta del patron dei Blues si accaserà dal miglior offerente. A salvarlo non ci sarà neanche la conquista dell’Europa League purtroppo per lui. Quella panchina è già stata assegnata a Lampard. C’è poco romanticismo in tutto questo, la speranza è che comunque torni in Italia perché da luglio dell’anno scorso sento tante persone dire che MANCA. Tra poco però non mancherà più…

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