Le gemelle Kessler se ne sono andate in silenzio, come un sipario che cala lentamente su un’epoca intera. La loro morte non chiede clamore, ma invita a una pausa di riflessione: su ciò che resta quando le luci si spengono, sulla fragilità che ogni successo nasconde, sul mistero del mal di vivere che talvolta accompagna anche le vite più luminose.
Non è tempo di giudicare. La pietas cristiana ci ricorda che davanti al dolore e alle scelte ultime dell’esistenza si può solo chinare il capo, accarezzare con uno sguardo ciò che è stato, affidare al ricordo la parte migliore di chi abbiamo amato da lontano.
Rinunciare alla vita non è mai un gesto semplice né lineare: è l’ombra lunga di un tormento che non conosciamo. Ma proprio per questo, la memoria delle Kessler ci invita a custodire la tenerezza, a vegliare gli uni sugli altri, a non voltare lo sguardo quando il peso del mondo diventa troppo.
A loro, rimane il grazie. A noi, il dovere della compassione.