È bastato annunciare Rita De Crescenzo come ospite di Belve perché il web, i giornali e gli opinionisti d’ordinanza si indignassero in coro. “Il trash in Rai!”, “Una fuorilegge in prima serata!”, “Dove andremo a finire?”
Sempre lì, tranquilli: nello stesso posto dove siamo sempre stati, nel Paese in cui si finge di scandalizzarsi per ciò che in realtà si guarda con morbosa curiosità.
Francesca Fagnani, va detto, ha fatto centro. Dopo Belen e Isabella Rossellini, poteva continuare con il percorso elegante della televisione “di qualità”. Invece ha scelto di sporcarsi le mani. Ha chiamato una donna che incarna il caos dei social, la deriva del gusto e il grido di chi è sopravvissuto a tutto: alla povertà, alla violenza, alla droga, ai pregiudizi e, più di recente, alla notorietà.
Rita De Crescenzo è una figura tragica travestita da barzelletta virale, e forse proprio per questo merita di essere ascoltata. Perché dietro il filtro glitterato di TikTok c’è un pezzo d’Italia che non sta negli aperitivi radical-chic né nelle biografie patinate delle star.
La Fagnani fa quello che dovrebbe fare il giornalismo vero: non separare la realtà “degna” da quella “indegna”, ma mostrarla per quello che è. Chi invoca il decoro del servizio pubblico dimentica che la Rai trasmette da decenni risse politiche, reality e fiction che offendono l’intelligenza molto più di una tiktoker con un passato turbolento.
E poi, diciamolo: nessuno si scandalizzava quando i mostri venivano raccontati nei romanzi o nei film d’autore. Ma se il mostro parla in dialetto e fa dirette Tik Tok dal balcone, allora diventa intoccabile, indegno, volgare. Ipocrisia in alta definizione.
Belve è il luogo perfetto per De Crescenzo, non perché la “riabiliti”, ma perché la osserva senza filtri. La mette davanti a se stessa, e davanti a noi, che nei suoi video vediamo il lato più scomodo dell’Italia che siamo diventati: emotiva, contraddittoria, sgrammaticata, ma viva. Francesca Fagnani ha avuto il coraggio di invitare quella parte di paese che tutti fingono di non riconoscere allo specchio. E forse è proprio questo che fa paura: non Rita De Crescenzo, ma il fatto che, guardandola, ci rendiamo conto che il “trash” non è là fuori. È qui, seduto accanto a noi sul divano.