Venerdì 17 porta davvero sfortuna o è solo una leggenda? Tra ironia e psicologia, scopri perché crediamo nella sfiga e come, forse, la creiamo da soli. Ieri era venerdì 17. Ci sono nato di venerdì 17. Coincidenza o scherzo cosmico? Chi lo sa.
Finora la mia vita è stata un mix perfetto di colpi di fortuna, contrattempi esilaranti e situazioni al limite del surreale.
Forse il segreto è tutto qui: prendere la sfortuna con un sorriso e usarla come carburante per nuove storie. C’è chi ha evitato di uscire di casa, chi ha rimandato appuntamenti importanti e chi, per prudenza, non ha neanche aperto l’ombrello in casa (non si sa mai, meglio non provocare il destino).
Eppure, tra noi e la sfortuna c’è sempre la stessa domanda: esiste davvero o è solo una scusa elegante per giustificare quando va tutto storto. Un numero con una pessima reputazione. Il 17 non ha fatto niente di male, poveretto.
Ma fin dai tempi dei Romani la sua reputazione è andata a rotoli: scrivevano “XVII”, che anagrammato diventa “VIXI”, cioè “ho vissuto”, in pratica un messaggio diretto dal mondo dell’aldilà. Poi ci si è messo il venerdì, giorno della crocifissione per la tradizione cristiana. Risultato? Una combo che ancora oggi fa tremare superstiziosi e amanti del brivido. Così, se ti cade il caffè o il telefono decide di tuffarsi nel lavandino, la colpa è ovviamente del calendario.
Gli psicologi dicono che la fortuna non è magia, ma atteggiamento mentale. Chi si considera fortunato tende a notare di più ciò che va bene, mentre chi si crede perseguitato dagli eventi vede solo i guai. È un po’ come guardare la stessa giornata di pioggia: una persona pensa “che bello, posso stare sul divano con la coperta!” L’altra “ovvio, piove proprio oggi che ho lavato la macchina.” La differenza non è il tempo, ma la testa. Ammettiamolo: a volte ci auto-sabotiamo.
“Non era giornata”, “era destino”. In realtà, forse era solo mancanza di sonno, di caffè o di pazienza. Dire “sono sfortunato” è più comodo che ammettere “oggi non ci ho messo il mio meglio”. Ma più crediamo nella sfortuna, più ci comportiamo come se fosse vera e alla fine, lo diventa. La vera fortuna non è trovare un quadrifoglio, ma saper riconoscere un’occasione quando passa davanti. È un mix di curiosità, ottimismo e coraggio. Chi sembra “fortunato” di solito è solo più pronto a cogliere il momento.