La serie tv Dostoevskij ti sconvolge e ti lascia un senso di inquietudine addosso che fa fatica a svanire. I Fratelli D’Innocenzo hanno creato un genere che rimanda molto alle atmosfere del primo True Detective con ambietazioni in spazi anonimi e inabitabili. Visibile su Sky e in streaming su NOW. La serie è interamente girata in pellicola Super 16 mm. Un viaggio interiore di Enzo Vitello (interpretato da Filippo Timi) attraverso un percorso nel male che lo dilania dentro e fuori. Attraverso immagini forti arriva la storia di un serial killer che uccide senza una apparente logica.
La violenza, le abientazioni noir, le luci, la fotografia creano uno scompenso cognitivo. Ambientato in spazi ampi e desolanti, chi guarda pensa che non vorrebbe mai freqientare quei posti così angoscianti. La violenza della natura e degli elementi, l’orrore di certi luoghi, le paure ancestrali accompagnano durante le sei puntate di questa miniserie. Enzo Vitello è un poliziotto con traumi esistenziali irrisolti, strafatto e con istinti di autodistruzione. Uno spirito inquieto con la voglia di recuperare i rapporti con la figlia Ambra. Se ne era allontanato per salvarla e invece le ha creato un vuoto introno e dentro in cui si è persa. Una ragazza devastata che segue un instinto nichilista fatto di tossicodipendenza e prostituzione. Lo scopo di vita di Vitello è prendere un serial killer, da lui soprannominato Dostoevskij che uccide con una peculiarità: accanto al corpo delle sue vittime l’omicida lascia sempre una lettera scritta a mano in stampatello, nella quale racconta e illustra la propria desolante visione della vita.
Una serie che non lascia indifferenti. Il finale è atipico, aperto e per nulla scontato. Scene cruente che rimangono impresse. Vederla creerà spunti di riflessione e tante domande, che probabilmente non avranno mai risposta.