Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio è una docuserie in cinque puntate incentrata su uno dei casi di cronaca nera più celebri d’Italia. La vicenda giudiziaria e i coni d’ombra sono scandagliati al microscopio. Le certezze processuali vengono smontate attraverso l’esercizio del dubbio. Su Netflix è disponibile la miniserie scritta e diretta da Gianluca Neri (già ideatore e produttore di Sanpa: Luci e tenebre di San Patrignano). I co-autori Carlo Gabardini ed Elena Grillone mettono sul tavolo una ricerca attenta tra gli archivi televisivi e personali degli intervistati, al fine di ritrovare quelle tessere mancanti. Mancano le voci dirette di chi ha subito il lutto. Non ci sono le testimonianze della famiglia Gambirasio. Una grave lacuna dettata però dalla volontà di chi ha subito il gravissimo lutto e la perdita dell’amata figlioletta. C’è invece Bossetti e la famiglia che attraverso il loro dolore creano ematia. Perché Bossetti ha ucciso Yara? Non c’è movente.

La serie vuole raccogliere ogni informazione, ogni ricordo, ogni intercettazione per raccontare un fatto nel modo più oggettivo. Tutto iniziò il 26 novembre 2010 quando Yara, giovanissima ginnasta, non fece mai ritorno a casa dopo aver portato lo stereo nella sua palestra. Altra data chiave il 16 giugno 2014 quando viene arrestato Massimo Bossetti nel cantiere dove lavorava. Il test del Dna a tappeto venne usato come la prova regina. La serie è ricca di video inediti e registrazioni a opera degli agenti; uno studio rigoroso di tutti i 60 faldoni dei documenti che compongono l’inchiesta. L’impressione è che si tratti di un processo ricco di imprecisioni e punti oscuri. Bossetti è veramente colpevole? E’ stato lui ad uccidere Yara? Perché lo ha fatto? In questa serie non si va oltre ogni ragionevole dubbio.