
I Leoni di Sicilia è sicuramente la serie italiana più attesa dell’anno prodotta, senza badare a spese, da Disney+. Presentata alla Festa del Cinema di Roma, le otto puntate sono tratte dal romanzo di Stefania Auci che ha venduto solo in Italia più di un milione di copie. Al centro la saga della famiglia Florio che nel XIX secolo divenne il punto di riferimento economico dell’intera Sicilia. Vincenzo ed Ignazio Florio partirono da Bagnara in Calabria all’inizio del 1800 per trasferitasi in Sicilia a Palermo, dove diventarono tra gli imprenditori più ricchi dell’isola puntando dal commercio delle spezie. La vicenda ha inizio a seguito di un terremoto, Paolo e Ignazio Florio lasciano Bagnara Calabra per cercare fortuna nel capoluogo siciliano dove aprono un’aromateria. Con fatica e lavoro, sfruttando un bisogno contingente, i due fanno successo. L’impero dei Florio cresce ulteriormente grazie allo spirito imprenditoriale di Vincenzo il figlio di Paolo. Spinto da un forte desiderio di riscatto, Vincenzo insegue l’ambizione di esser trattato da pari dai nobili decaduti di Palermo che lo considerano sempre un “pezzente sagliuto” nonostante i tanti piccioli guadagnati. L’incontro con Giulia Portalupi, proprio mentre cerca una moglie che possa dargli il titolo nobiliare, finirà segnare la sua vita. Toccherà al figlio Ignazio provare a tenere alto il nome dei Florio ampliando un impero di cui ancora oggi si parla.
Creare una serie da un libro così dettagliato e di successo è sempre difficile. Per non incorrere in una strisciante delusione bisognerebbe considerare libro e fiction come due cose diverse, o almeno come due vasi comunicanti e non uguali. Senza illudersi che uno sia necessariamente lo specchio dell’altro. La rievocazione storica è riuscita, i costumi, le scenografie e la fotografia di primissimo livello. La colonna sonora un azzardo con canzoni moderne in un contesto antico. Paolo Genovese ci mette la sua mano, semplifica la trama con molto mestiere venendo incontro ai gusti mainstream. I personaggi nella serie hanno tratti psicologici abbastanza delineati e meno complessi rispetto ai due volumi della Auci. Leoni di Sicilia strizza l’occhio al grande pubblico risultatndo un’opera fatta per piacere a tutti. Stefania Auci ha scelto di non collaborare alla sceneggiatura lasciando pieni poteri alla produzione della Compagnia Leone Cinematografica e della Lotus Production. Rispetto ai libri l’intreccio narrativo è più easy, le relazioni tra i numerosissimi personaggi presenti nel romanzo de I Leoni di Sicilia sono nette e delineate. Il cast è di grande livello. Gli interpreti sono tutti volti affermati del cinema italiano: Michele Riondino, Miriam Leone, Donatella Finocchiaro, Vinicio Marchioni, Paolo Briguglia, Antonio Gerardi, Claudia Pandolfi, Eduardo Scarpetta. Otto puntate che non coprono l’intera narrazione dei due libri da cui prendono ispirazione. A questo punto speriamo che ci sia una seconda serie proprio per soddisfare il desiderio di vedere come finirà la saga dei Florio.
Paolo Genovese gioca molto di più sulle relazioni interpersonali dei Florio anziché su quel tarlo fastidiosissimo dell’ambizione e del buon nome della famiglia, legato al terrore del fallimento e del possibile ritorno a Bagnara che sentono un po’ tutti: da Paolo (Vinicio Marchioni) a Vincenzo (il grande Michele Riondino, che ha fatto anche un lavoro straordinario sull’accento) fino a Ignazio (Eduardo Scarpetta)