Film bellissimo. Leggero e triste. L’esordio alla regia di Paola Cortellesi è di grandissimo livello, C’è Ancora Domani è delicato, profondo e terribilmente malinconico. Italia 1946, girato in bianco e nero in una sorta di neorealismo moderno. Ambientata in una Roma popolare ancora con la presenza dei soldati americani che vigilano sulla sicurezza Nazionale. Delia (Paola Cortellesi) è moglie di Ivano (Valerio Mastandrea) e madre di tre figli. La prospettiva è al femminile in un’Italia ancora retrograda e patriarcale dove la violenza domestica era la normalità. Delia è moglie, madre, donna delle pulizie, sarta, factotum. Umiliata, maltrattata, insultata. Nel tempo libero accudisce anche il suocero Ottorino (Giorgio Colangeli), uomo greve e meschino costretto a letto. Ha una sola amica, Marisa (Emanuela Fanelli) che le suggerisce di scappare con l’uomo che l’ha sempre amata davvero, Nino (Vinicio Marchioni).
Il piano musicale è azzeccato con canzoni degli anni ’40 ed anche moderne (la Notte dei Miracoli di Lucio Dalla) accompagna in maniera perfetta la storia. La Roma del secondo dopoguerra. La violenza, la povertà diffusa, le ingiustizie di una società maschilista sono il pane quotidiano che Delia deve mandare giù con bocconi amari giorno dopo giorno. La sua vita è triste e la sua condizione sembra immutabile. Però è la speranza la linea guida del film. La speranza che l’ineluttabile possa essere cambiato, magari agendo nell’ombra, con piccoli gesti. La Cortellesi emoziona e riesce per due ore a mantenere un’attenzione sulla protagonista alta e partecipativa. Vorremmo che Delia si riuscisse finalmente a liberare dalle catene, vorremmo che quella mentalità così retrograda ed inconcepibile vista con gli occhi dei giorni nostri sia annullata con un colpo di scena. La rassegnazione latente vorremmo combatterla, ma le catene sono troppo forti. Una tensione che fa parteggiare per la protagonista. Un film che si basa su equilibri sottili e che cammina lento fino al colpo di scena finale. Per le donne e per la nostra libertà ci regala un grandissimo insegnamento e ci fa uscire dalla sala con quel magone dolce che ti spinge a pensare e ripensare alle varie scene che ti sono entrate sottopelle. Assolutamente da vedere!